Alla macchina incollatrice era "stato rimosso l'inserto di plexiglass" necessario per "impedire che il lavoratore accidentalmente" rimanesse impigliato con le mani o con gli indumenti.
La fustellatrice a bandiera era priva
del "dispositivo di arresto di emergenza" mentre a quella tingi
bordo era stato tolto "il bicchiere di sicurezza" e a quella da
cucire il "carter" in genere installato per proteggere le dita.
Sono queste alcune delle "protezioni di sicurezza" eliminate
"al fine di aumentare la velocità di produzione del macchinario
a discapito dell'incolumità dell'operatore" emersa dagli
accertamenti dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro,
coordinati dai pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone, sugli
opifici abusivi con manodopera in nero e sfruttata e titolari
cinesi e che hanno portato all'amministrazione giudiziaria della
Giorgio Armani Operations Spa.
La decisione di affiancare un commissario agli organi
amministrativi della società è "a favore e a tutela
dell'attività imprenditoriale" della maison tra le più note a
livello internazionale.
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