E' stata prosciolta in udienza preliminare dall'accusa di diffamazione nei confronti di due carabinieri e quattro poliziotti Lucia Uva, sorella di Giuseppe, l'operaio di Varese morto nel giugno 2008 dopo una notte trascorsa in caserma a seguito di un controllo.
Per quella morte erano finiti imputati due militari e sei agenti che, nel luglio del 2019, sono stati assolti in via definitiva.
Il proscioglimento dall'accusa di diffamazione è stato deciso
oggi dal gup Anna Calabi, su richiesta del pm Luigi Furno. La
sorella dell'operaio era imputata, assieme ad Alberto
Biggiogero, uno dei testi principali del processo sul caso Uva e
ad altre 6 persone (tutti prosciolti), tra direttori di testate
e giornalisti, per alcune affermazioni rese nel corso della
trasmissione televisiva 'Linea gialla' nel dicembre del 2013.
Trasmissione nella quale la donna, tra le altre cose, aveva
detto che, dopo aver visto il "sangue" in una parte del corpo
del fratello, aveva pensato che fosse stato "seviziato",
"massacrato" per una "lezione che gli volevano dare".
La donna per quelle frasi, che erano state anticipate quel
giorno del 2013 da un sito di informazione, era stata denunciata
da alcuni degli imputati nel processo per omicidio
preterintenzionale e sequestro di persona, poi assolti in via
definitiva.
Il pm nel chiedere il proscioglimento per l'accusa di
diffamazione ha fatto anche riferimento alla sanzione
disciplinare che venne comminata dal Csm all'ex pm di Varese
Agostino Abate per l'inerzia nelle indagini su quella morte,
inchiesta che poi passò ad altri magistrati. "Il vulnus derivato
dal non aver fatto le indagini adeguate ce lo porteremo dietro
tutta la vita", ha spiegato l'avvocato Fabio Ambrosetti, legale
di Lucia Uva anche nel procedimento per diffamazione che si è
chiuso per lei e gli altri col proscioglimento.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA