Una proposta di legge che "pretende
di riportare indietro le lancette al 1936", e "che non ha alcun
senso". Così, a margine del convegno di primavera di Itinerari
previdenziali, il presidente dell'Enpam (Ente pensionistico dei
medici e degli odontoiatri) Alberto Oliveti e quello della
Cnpadc (Cassa dei dottori commercialisti) Walter Anedda,
commentano all'ANSA l'iniziativa di Fratelli d'Italia,
incardinata nella commissione Finanze della Camera, che punta
alla 'nazionalizzazione' della Banca d'Italia, mediante il
trasferimento al ministero dell'Economia delle quote di capitale
detenute da soggetti privati, acquisendole al "valore nominale",
e facendo tornare l'Istituto "pubblico", come sancito da una
legge del 1936. Le Casse private dei professionisti che,
complessivamente, detengono oltre il 15% del capitale di palazzo
Koch, da un lato si compiacciono che la Pdl sia "finita nelle
secche" parlamentari, dice Anedda, dall'altro criticano l'idea
di "un ritorno al futuro, ai tempi del 1936", incalza Oliveti,
quando, cioè, si legge nel testo, "gli azionisti privati furono
espropriati". L'Enpam e la Cnpadc hanno raggiunto il tetto
massimo consentito per l'acquisizione delle quote (il 3%, ndr),
così come Inarcassa (ingegneri ed architetti), il cui presidente
Giuseppe Santoro, dal palco del convegno, afferma che "rimettere
in discussione l'entrata delle Casse nel capitale di Bankitalia,
adesso, è un'operazione quantomeno bizzarra e destabilizzante".
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