"Librino oggi è simbolo di una
Sicilia che guarda avanti, che crede nel potere trasformativo
della cultura, dell'arte e della bellezza. Con l'iniziativa
della Fondazione Antonio Presti assistiamo a un esempio concreto
di rigenerazione urbana e sociale che parte dal cuore delle
periferie e coinvolge cittadini, artisti, scuole e istituzioni.
Per questo motivo la Regione Siciliana sostiene un progetto che
non solo restituisce dignità a un territorio, ma lo proietta
come modello per tutto il Paese. Le opere presentate oggi
parlano di comunità, di memoria e di futuro: un patrimonio che
appartiene a tutti i siciliani". Così il presidente della
Regione Siciliana Renato Schifani ha commentato la nascita di
Magma, il Museo a cielo aperto che trasforma una periferia,
quella di Librino a Catania, in un luogo che ha qualcosa da
raccontare. "Quando un bambino nasce in un luogo di
mancamento diventa ciò che vede. Per questo, qui a Librino, non
bastano solo strade o rotonde, non basta il cemento, ma serve
restituire la vista al cuore, e questo è possibile solo
attraverso il sogno", ha detto Presti inaugurando nuove opere
del museo: tre installazioni monumentali realizzate da artisti
internazionali: "Le Grandi Madri" di Lynn Johnson, "Cavalli
Eretici" di Monika Bulaj e "Cromatismo emozionale" di Paolo
Bini. "Librino diventa così un vero e proprio polo
culturale, attrazione per tutti quei turisti che potranno
scorgere emozione e poesia nelle opere di Presti" ha detto
l'assessore Massimo Pesce parlando per il sindaco Enrico
Trantino.
"Sono onorata di avere firmato questa mostra fotografica che
ha coinvolto tutta la comunità che sostiene Antonio Presti tutti
dobbiamo dare voce alle donne. Sono il fondamento della vita ed
è proprio questo che vuole rappresentare questa mostra: la
dignità delle donne, il loro coraggio, il loro eroismo, la loro
verità", ha affermato la fotografa americana Johnson - "Il
cavallo ci legge dentro. Sfiorarlo ci riconduce a ciò che
vediamo, ma non riusciamo a riconoscere" ha affermato la
fotografa Bulaj, i cui scatti sono diventati i murales
dell'opera "I Cavalli eretici".
"C'è un filo invisibile che unisce il mio gesto artistico
alla visione di Presti: il desiderio di trasformare e di
concepire l'arte quale esperienza di responsabilità,
restituzione, inclusione - commenta l'artista Paolo Bini -
quest'opera vuole dialogare con le strade, con le persone, con i
palazzi. Il colore diventa linguaggio universale, capace di
ricucire lo spazio urbano e quello interiore".
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