"Viviamo in un territorio
particolarmente a rischio, il più esposto di quelli dell'Unione
europea. Possiamo mitigarlo soltanto con la prevenzione
strutturale e non. Per fare questo occorre convincerci della
necessità di convivere con un territorio particolarmente
fragile. Non dimentichiamo che nel Novecento sono state oltre
100mila le persone che hanno perso la vita in Italia a causa di
eventi sismici. Per questo la Protezione civile nazionale e il
governo Meloni lavorano per dare dare priorità assoluta alla
prevenzione". Lo ha affermato il ministro Nello Musumeci alla
presentazione a Catania, col direttore de La Sicilia, Antonello
Piraneo, del suo libro intervista 'Gli italiani e i rischi
naturali, perché la prevenzione ci può salvare', scritto con
Giuseppe Caporale
"Il libro intervista - ha spiegato Musumeci - è l'apologia
della prevenzione: è uno strumento di diffusione affinché a
cominciare dalle scuole elementari si possa far comprendere la
necessità di conoscere e quindi di adottare le condotte
necessarie al momento di necessità".
"Il rischio - ha osservato il ministro - non si vede, non si
tocca, non si sente, non si odora e quindi gli italiani lo
rimuovono dalla memoria. E se qualcuno se ne ricorda dice 'tanto
c'è qualcuno che ci pensa'. In Giappone, invece, a partire dalle
prime classi di istruzione primaria i bambini sono indotti dallo
Stato a imparare cos'è un terremoto, visto che ci convivono, e a
capire come adottare una condotta adeguata in caso di necessità.
Insomma - ha osservato Musumeci - non serve scaramanticamente
toccare ferro o il corno rosso, ma lavorare per capire e
comprendere quali sono le priorità: opere infrastrutturali per
la classe dirigente e capire come comportarsi in caso di
necessità per i cittadini".
"La Sicilia - ha concluso il ministro Musumeci - è una
regione tra le più fragili, da sempre, eppure continuiamo ancora
a fare finta di niente. Basti pensare che nell'isola
'concorrono' più rischi: quello sismico, quello vulcanico e
quelli degli incendi boschivi quello idrogeologico. Poche
regioni come quella siciliana rimangono così esposte, eppure
anche noi facciamo finta di non saperlo e quindi cambiamo
argomento".
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