Il tribunale di sorveglianza di Palermo ha accolto il ricorso di Nino Mandalà, 86 anni a marzo, condannato a 8 anni di carcere con l'accusa di essere il boss mafioso di Villabate e lo ha riabilitato. Mandalà torna quindi un cittadino normale con tutti i diritti conseguenti.
Nell'ordinanza il collegio, presieduto da Luisa Leone, osserva che "Mandalà aveva iniziato da tempo a svolgere attività di volontariato presso un ente onlus, manifestando in tal modo la sua volontà di reinserimento e che attraverso i suoi scritti (articoli e romanzi) aveva preso le distanze dal suo passato deviante , esprimendo sentimenti di condanna e di disistima verso le logiche mafiose".
"Occorre concludere - scrive il collegio - che le manifestazioni rese in udienza da Mandalà e le di lui allegazioni, evidenziano inequivocabilmente una ricostruibile definitiva cesura tra la sua attuale vita ed i suoi gravissimi trascorsi criminali".
Mandalà, che ha un figlio all'ergastolo, laurea in Giurisprudenza, letture colte, amicizie altolocate, uno dei fondatori di Forza Italia in Sicilia, aveva creato un blog in cui scriveva del mondo carcerario e della condizioni in cui erano costretti i detenuti, scrivendo della sua convinzione nella possibilità di recupero anche di esponenti mafiosi.
Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo "La vita di un uomo". E' tornato in libreria con un altro volume nel 2019 "Lettere a Laura dal mondo dei nessuno". Un epistolario tra lui e Laura Efrikian, attrice e annunciatrice, ex moglie di Gianni Morandi, conosciuta durante la presentazione del precedente romanzo.
E nel 2024 l'ex boss ha sfornato un nuovo romanzo "Marika, anime antiche e il loro destino", una storia di amore, passioni, dolori costruita sullo sfondo del mondo mafioso con sapienti pennellate che raccontano i profili di uomini che, si suppone, Mandalà abbia incontrato nelle carceri dove è stato recluso.
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