Uscirà domani il romanzo d'esordio
del giornalista palermitano Giovanni Di Marco dal titolo
"L'avversione di Tonino per i ceci e i polacchi", edito da
Baldini Castoldi (432 pagine, 18 euro). Prendendo come filo
conduttore l'esperienza del protagonista, Tonino, La storia
riesce a far luce sul dramma, reale, delle vittime di abusi da
parte di membri del clero e sull'ostinato quanto
ingiustificabile silenzio che per anni ha protetto i carnefici
abbandonando le vittime al proprio destino.
Un romanzo d'esordio potente e coraggioso, capace di
raccontare con ironia e leggerezza la perdita dell'innocenza, la
ribellione e i tentativi di riscatto di un bambino diventato
adulto troppo in fretta. Il giorno in cui si celebra il funerale
della madre di Tonino, la gente non parla d'altro che
dell'attentato a Karol Wojtyla. Siamo in un paesino
dell'entroterra siciliano: Tonino è un bambino di sette anni,
curioso, intelligente e vitale, con una passione smodata per la
Juventus. Ma la confusione e la rabbia che prova quel giorno,
scavano nel suo animo, lasciando cicatrici profonde. Tonino pare
destinato al ruolo di vittima: non solo in quanto orfano, ma
anche perché da lì a breve riceverà le attenzioni morbose di
Padre Alfio. In risposta agli abusi, e quasi obbedendo a un
impulso autodistruttivo, Tonino rischia di diventare il
carnefice di sé stesso. Mentre nel mondo di fuori si ragiona di
guerra fredda e si festeggia il Mondiale dell'82, dentro di lui
tutto sembra andare lentamente in frantumi: le amicizie, la
bellezza dell'amore, la possibilità di un futuro, il rapporto
con la famiglia. Del bambino che era non rimane che un'eco
lontana, che Tonino crescendo faticherà ad ascoltare,
perseguitato dal senso di colpa.
La sua speranza di salvezza è Tania, la giovane vicina di
casa che gli farà da seconda madre, una ragazza con uno spirito
indomito e un passato burrascoso, nonché l'unica persona
disposta a lottare perché Tonino abbia giustizia.
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