"Sono convinto che la forza delle mafie debba essere individuata nella debolezza con cui le istituzioni preposte a combattere le stesse affrontano tale problema.
Purtroppo il Sistema Montante, attraverso infiltrazioni nell'ambito delle forze di polizia, del giornalismo e della magistratura, ha dimostrato di potere indebolire questa azione di contrasto".
Lo ha detto il
presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola
Morra, oggi a Caltanissetta in vista della sentenza in Corte
d'Appello sul sistema Montante che vede imputati, oltre all'ex
leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, il
colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della
Guardia di Finanza di Caltanissetta; il sostituto commissario
Marco De Angelis; il capo della security di Confindustria Diego
Di Simone e il questore Andrea Grassi. "Adesso - ha continuato
Morra - verificheremo che cosa succede qui in secondo grado. La
mia convinzione è che comunque il sistema Montante sia stato un
sistema perverso di relazionalità che hanno anteposto
l'interesse particolare all'interesse generale. La mia
convinzione è che questo sistema debba diventare un casus per
capire come l'azione di contrasto alle mafie debba essere
condotta senza concedere nulla a favori, a interessi personali,
a rating di legalità inesistenti che poi di fatto hanno prodotto
espulsioni zero dal mondo di Confindustria".
"Noi dobbiamo fare prevenzione - ha concluso Morra -
attraverso incontri pubblici, seminari, manifestazioni, ma tutto
questo non deve minimamente servire a creare finti miti che poi
fanno l'ascesa al potere e da Roma addirittura influenzano le
nomine di prefetti come è stato rivelato da alcune
intercettazioni telefoniche che hanno visto Montante
relazionarsi all'allora ministro Alfano".
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