E' morto a Palermo, al 86 anni, il pittore Tino Signorini, siciliano d'adozione: era nato a Tripoli e da adolescente si era trasferito con la famiglia nel capoluogo dell'Isola, dove arrivò subito dopo la fine della guerra, attraversando in treno un'Italia devastata, un viaggio interminabile durato 12 giorni.
Poco più che ventenne cominciò a dipingere, non tralasciando la
passione per la poesia, soprattutto per i versi di Camillo
Sbarbaro ed Eugenio Montale, ricorda un suo amico di sempre, il
pittore Nicolò D'Alessanro.
Uno delle sue tecniche predilette è quella del contè, una
specie di fuliggine che copre scorci urbani e che offre una
efficace rappresentazione di Palermo, con profili di muri
sbrecciati, immersi in un costante crepuscolo. Crepuscolo al
quale lui stesso sembra avviarsi nell'85, quando decide di
abbandonare la pittura, per poi riprenderla, con rinnovato
fervore, nel '96. Due anni dopo espone alla Galleria La Rocca di
Palermo una selezione di sessanta opere realizzate a cominciare
dal '68. E' un nuovo inizio.
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