È Ignazio Locci, sindaco di
Sant'Antioco, il nuovo presidente del Consiglio delle Autonomie
locali. L'organismo, composto da 36 primi cittadini, si è
insediato oggi dopo le elezioni svoltesi lo scorso 24 febbraio e
ha scelto il successore dell'uscente Paola Secci, sindaca di
Sestu, con 17 preferenze sui 33 votanti. Ci sono volute tre
votazioni, nelle prime due infatti non è stato raggiunto il
quorum necessario nonostante il tentativo - fallito - di cercare
una linea comune. Alla fine il ballottaggio è stato tra Locci e
Graziano Milia, sindaco di Quartu, che ha ottenuto 15
preferenze, una la scheda bianca.
"Ripartiamo dal lavoro fatto e dopo il confronto tra i
sindaci di oggi, entro pochi giorni ci metteremo a lavorare
tutti insieme - ha annunciato il neo presidente del Cal dopo la
votazione -: personalità politiche come quella di Graziano
Milia, e come quella dei sindaci delle grandi città, potranno
completare e dare un supporto fondamentale al lavoro corale.
Raccogliamo il testimone di un buon lavoro avviato. Occorre
ripartire dal rapporto con il Consiglio regionale e la Giunta".
Locci ha indicato nell'Einstein Telescope "la sfida nella
quale i sindaci dovranno dimostrare il loro protagonismo" e tra
gli obiettivi di mandato cita "l'impegno per realizzare il Testo
unico degli enti locali". Riguardo alla Finanziaria in
discussione in commissione, che dovrà ricevere il parere del Cal
che ha 15 giorni tempo per esprimerlo, il neo presidente ha
ricordato che "si deve ripartire dal riconoscere ai Comuni
maggiori trasferimenti, per dare maggiore possibilità di
costruire servizi più vicini ai cittadini".
Secondo Graziano Milia, battuto per due voti, "quello che a
mio giudizio stride molto con lo spirito del lavoro che dovrebbe
svolgere il Consiglio delle Autonomie Locali, è che questa
elezione è stata vissuta come un fatto politico e di parte, cioè
il centrodestra ha voluto imporre il proprio candidato senza
neanche ragionare, e credo che questo sia un errore". Per Locci
invece, eletto con una lista civica a Sant'Antioco ma
espressione di Fdi, "è normale dialettica, non c'è una
spaccatura, ci sono 35 amministratori locali che hanno le loro
sensibilità, rappresentiamo istituzioni e non portiamo magliette
di tifoseria, da questo ripartiamo".
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