Sul letto del reparto di Psichiatria dell'ospedale San Martino di Oristano, Monica Vinci non è stata in grado di dire una parola nell'interrogatorio di garanzia con la gip Federica Fulgheri. Il colloquio, su richiesta del suo difensore Gianluca Aste, è stato sospeso e rinviato a una data da stabilire, quando la donna di 52 anni sarà in grado di rispondere.
Accusata di omicidio volontario aggravato per aver ucciso con 30 coltellate la figlia 13enne Chiara Carta, davanti alla giudice non ha mostrato alcun segnale di consapevolezza. Resta così piantonata all'ospedale in attesa che le sue condizioni di salute consentano il trasferimento nel centro clinico della casa circondariale di Uta (Cagliari): su di le infatti pende un'ordine di custodia in carcere.
Nel frattempo, l'avvocato Aste ha annunciato che intende nominare un proprio consulente psichiatrico affinché accerti la capacità di intendere e di volere della sua assistita. La perizia dovrà anche stabilire se lo stato di incoscienza in cui versa la donna derivi dai traumi fisici subìti nella caduta dalla finestra di casa - dopo il delitto, sabato scorso nell'abitazione di famiglia a Silì, aveva tentato il suicidio - o più probabilmente da un trauma psicologico in seguito alla tragedia. Monica Vinci soffriva da tempo di una forma di disagio psicologico, motivo per il quale qualche anno fa, dopo la separazione dal marito Piero Carta, aveva subìto un ricovero.
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