di Stefano Ambu
Cagliari festeggia la Pasqua. E, insieme, il mezzo secolo dello scudetto. Balconi tutti rossoblu, per l'occasione, visto che non si può scendere in piazza. Vale tutto: bandiere, sciarpe, magliette vecchie e nuove, disegni dei bambini. Un tricolore storico, la prima volta più a sud di Roma nella storia del campionato italiano. Era il 12 aprile 1970: il Cagliari, che l'anno prima aveva concluso in testa il girone di andata ma poi era stato sorpassato dalla Fiorentina, ha in mano il match point.
Deve vincere con il Bari. E, per la conquista matematica del tricolore, deve sperare che la Juventus cada a Roma con la Lazio. Succedono tutte e due le cose. La squadra di Scopigno regola i pugliesi con i gol del suo bomber, Gigi Riva, e del suo partner d'attacco, Bobo Gori. E la Lazio batte la Juventus, gol di Ghio e Chinaglia.
A Cagliari scoppia il finimondo. "C'è chi piange e chi ride, la gente è impazzita - scrive Bruno Bernardi nella biografia intitolata Rombo di tuono, storia e leggenda di Gigi Riva - due latitanti, che hanno voluto essere testimoni dell'avvenimento storico, vengono riconosciuti dai carabinieri allo stadio e arrestati. Sono felici ugualmente".
Riva grande protagonista della stagione: "Il ricordo più bello della mia storia di calciatore", ha detto qualche giorno fa all'ANSA. Dopo il fischio finale, l'apoteosi: "È stato come un sogno, ci abbracciavamo tutti e ci riabbracciavamo - ha detto -Eravamo una sola cosa, chi giocava e chi giocava di meno. Quando siamo scesi negli spogliatoi c'era Scopigno in lacrime. E il pubblico era in estasi. Io penso che nessuno di quelli che era lì quel giorno possa mai dimenticarsi di quello che è successo in quella partita".
Non solo Riva. Era una squadra rossoblu e azzurra: Valcareggi, dopo quella stagione, portò, insieme a Rombo di Tuono, altri cinque giocatori del Cagliari ai mondiali del Messico: Albertosi, Niccolai, Cera, Domenghini e Gori. "Eravamo guidati da un uomo intelligente e arguto come Manlio Scopigno: gli dissi che potevo giocare da libero - ha raccontato Cera all'ANSA - ma una condizione: che lo avrei fatto a modo mio. Non spazzando via il pallone, ma giocando un calcio propositivo. Eh si, fu una rivoluzione".
All'ala destra c'era Domenghini: "Sbaglia chi dice che, quello del 1970 - ha detto 'Domingo' - fu lo scudetto di Riva. Chi afferma questo manca di rispetto al resto della squadra: lo scudetto è di tutti noi. Eravamo i più forti, come testimonia il fatto che la difesa subì solo 11 gol in 30 partite. Un record che ancora resiste. Penso che, senza l'infortunio che Riva patì nella stagione successiva e continuando a giocare nello stadio Amsicora, avremmo potuto rivincere".
Gli altri protagonisti, in azzurro, non avrebbero certo sfigurato. Erano Martiradonna, Zignoli, Tomasini, Nenè, Greatti, Brugnera. Poi il secondo portiere Reginato, Mancin, Poli e Nastasio. All'allenatore Cagliari ha dedicato qualche anno fa l'area davanti all'Amsicora: piazza Manlio Scopigno. E naturalmente c'è una strada intitolata agli eroi rossoblu: viale Campioni d'Italia. Un viale e un ricordo che non tramonteranno mai.
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