"Al primo ascolto capisci subito se una canzone merita. Poi devi sentire e risentire i brani. A differenza degli altri, a me piace sentire i brani a volume basso, anche con il telefonino. I primi ascolti li faccio sempre così e quando qualcosa mi piace molto, alzo il volume e mi godo le parole e il suono". Ospite di Supernova, il podcast di Alessandro Cattelan, Carlo Conti racconta curiosità e dettagli della preparazione del festival di Sanremo, al via l'11 febbraio.
"Con Sanremo un colpo di tosse diventa un terremoto, ma è la bellezza del festival", dice il direttore artistico e conduttore, chiacchierando con Cattelan che lo affiancherà nella serata finale del 15 febbraio e condurrà il Dopofestival. "È come quando gioca la Nazionale ai mondiali, tutti diventiamo ct, conduttori, direttori artistici, vogliamo dire la nostra. Ma mentre il commento prima si faceva il giorno dopo al bar, adesso con i social è in tempo reale". Conti ribadisce di vivere "con grande serenità" l'attesa: "Non vedo l'ora di essere lì: penso a divertirmi, la responsabilità che sento è la scelta dei brani dei Big".
Che il festival stesse cambiando, "l'ho capito - ribadisce Conti - quando ho condotto la mia ultima edizione, nel 2017: la settimana dopo non era importante quante copie avesse venduto Occidentali's karma, ma le visualizzazioni, 1 miliardo, su YouTube". "Ai miei tempi nelle radio private, se tutto andava bene, di canzoni del festival ne passavamo due".
Cattelan lega i ricordi di Sanremo "all'emozione della fine del trimestre di scuola, sentivo che stava arrivando la primavera. Da piccolo lo guardavo tantissimo con mia mamma il sabato sera, poi ci sono stati anni di disinteresse totale. Il festival ha riacquistato importanza quando i social lo hanno accompagnato", sottolinea il conduttore, che in vista delle nottate del Dopofestival ha chiesto "qualche dritta" a Fiorello: "Ti devi drogare, mi ha detto!", scherza.
Quanto alle co-conduzioni, "mi è sembrato più bellino cambiare, in modo da avere ogni sera elementi di discussione e commento", dice ancora Conti. "Cerco essere al passo con scelte musicali, il gusto, il ritmo, e di solito ce l'ho, evitando le cose un po' lunghe. I monologhi sono un po' passati, non li faremo", anche perché, sottolinea, "un argomento lo puoi trattare anche in modo velocissimo, basta una parola o un gesto, può essere più incisivo che parlarne per 10 minuti".
"Ho la fortuna di fare il mestiere che sognavo fin da ragazzo, quando nelle radio private c'era solo il microfono e il giradischi... Non mi sono dato obiettivi, ho lasciato che ogni cosa arrivasse in maniera naturale, costruendo in maniera serena la carriera. Gli ascolti? Ormai li guardo alle 11. Alle 10 guardo quelli di Dalla strada al palco e Ora o mai più, nati da idee mie e del mio gruppo di lavoro", assicura. La moglie e il figlio Matteo lo raggiungeranno in Riviera per la settimana del festival, "ma il mio bimbo mi ha già detto: ti aspetto in albergo, così almeno mi metto in pigiama".
E le polemiche? "cerco di prenderle con leggerezza", ripete, pur ricordando quella sui compensi in occasione del suo ultimo festival: "Decisi di devolvere una cifra importante alla protezione civile, ma aspettai l'ultima conferenza stampa per dirlo". Quanto agli imprevisti, "Bugo che se ne va? Meglio se non succede, meglio se non succede John Travolta, Blanco...". La fedina penale degli artisti? "Sono stato chiamato a scegliere le canzoni". Fedez e Tony Effe? "Li ho scelti molto prima" del litigio. "Se li ho chiamati? no, sono persone intelligenti, canteranno e basta".
Lo spaventa l'idea di diventare un meme? "Assolutamente no, ci rido sopra". E non lo stancano le battute sull'abbronzatura: "Ci ho costruito metà della carriera su questa cosa. Panariello non avrebbe fatto metà delle battute di Mario il bagnino!".
Unico rimpianto, non potere avere accanto a sé "un amico che ci ha lasciato troppo presto, Fabrizio Frizzi".
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