"Nessun muro può trattenere il sogno della libertà, nessuna catena può rubare il nostro destino". Sono alcune delle parole della canzone 'Humanity calls', l'umanità chiama, che il 30enne Fatouleh Milad, palestinese che vive stabilmente in Italia da quando aveva poco più di 11 anni, porterà alle semifinali del concorso che gli permetterebbe di rappresentare San Marino all'Eurovision.
"Realizzerei il mio sogno", dice all'ANSA. Quella per la musica è una passione che coltiva da bambino, da quando nel 2004, grazie a padre Ibrahim Faltas, che è tra l'altro vicario della custodia di Terra Santa e preside di tutte le scuole francescane, venne allo Zecchino d'Oro per rappresentare la Palestina con il brano 'Una stella a Betlemme'. Da allora, aveva 9 anni e 11 mesi, la sua vita è cambiata. Qui, infatti, conobbe una famiglia della provincia di Bari con cui i suoi genitori, in particolare sua madre, legarono sin da subito. E nel 2006, durante la seconda Intifada, questa famiglia "fece l'impossibile" per farci venire in Italia a "vivere serenamente e in pace". E così, trovarono un lavoro ai suoi genitori e tutti si trasferirono.
"In stazione - ricorda - venne tutta la famiglia a prenderci e ci portarono a Cassano dove avevano affittato per noi una casa con tutto il necessario per farci vivere dignitosamente. Era novembre. E il 27 dicembre, giorno del compleanno di mia madre, ci regalarono anche un'auto. E' una storia che sembra un film".
Oggi Milad, che ha anche la cittadinanza italiana, è sposato e ha una bambina di un anno e otto mesi. Lavora per un'agenzia di viaggi ma vuole far sentire la sua voce e quella del popolo palestinese "a quante più persone possibili". Per questo canterà in inglese il suo "messaggio all'intera umanità per dire basta con le guerre: un messaggio per i diritti dei bambini e delle persone indifese che ci sono non solo a Beltlemme e a Gaza ma nel mondo intero". "Siamo tutti umani - sottolinea - e tutti abbiamo il diritto di vivere in pace. Solo a Gaza ci sono più di 15mila bambini morti: non sono numeri, sono 15mila sogni infranti. I bambini sono il futuro. Abbiamo tutti gli stessi diritti, mai più muri ma ponti".
Milad "soffre" per la sua terra alla quale pensa sempre. "Mi manca", dice. E ricorda che "nel 2018 a Natale, a Betlemme, ha cantato in uno dei concerti che si facevano sempre" e ha "avuto l'onore di stringere la mano al Santo Padre". Poi, sempre nel 2018, "ho cantato anche per il presidente della Palestina Mahmud Abbas" e "nel 2022, con un coro dei bimbi delle scuole francescane, ho cantato per Biden quando è arrivato a Betlemme in visita ufficiale".
Quanto alla proposta del nuovo presidente americano Trump, di trasferire altrove tutti i palestinesi che sono a Gaza, Milad risponde: "Non è la sua terra, non decide lui. E' la persona più potente al mondo e dovrebbe essere un portatore di pace, ma con le sue parole ha alzato un altro muro".
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