"Per aver dimostrato
tenacia e capacità professionali" nell'aver saputo indagare e
"risolvere quattro omicidi avvenuti a Canosa di Puglia tra il
2003 e il 2015", assicurando i presunti responsabili alla
giustizia. È quanto si legge sugli encomi che sono stati
conferiti a chi ha investigato sui quattro casi di lupara bianca
compiuti nella cittadina tra il 2003 e il 2015 nell'ambito di
regolamenti di conti per il controllo del mercato della droga.
Cinque dei sei presunti autori e mandanti sono stati condannati
lo scorso 26 gennaio dalla Corte d'Assise di Trani
all'ergastolo.
Le indagini sono state lunghe e complesse e i premiati, tra
cui la magistrata della Procura di Bari Luciana Silvestris e il
dirigente del commissariato di Canosa Raffaele Fiantanese, non
si sono mai fermati. Fondamentale è stata la "squadra Stato" ma
anche la collaborazione dei cittadini "senza non si arriva da
nessuna parte", ha detto il questore della Bat, Alfredo
Fabbrocini, spiegando che "già da tanti anni abbiamo cambiato un
sistema in cui l'investigatore era un uomo solitario che faceva
tutto da solo. Adesso lavoriamo in squadra con la Procura, le
forze di polizia e con i cittadini che sono forse la parte più
importante perché senza la loro collaborazione il nostro lavoro
è molto più complicato, forse inutile". "Il ringraziamento è
alla popolazione onesta che ogni giorno riafferma la presenza
dello Stato", ha affermato Silvestris. Dall'agosto di tre anni
fa, non si hanno notizie di Sabino Selvarolo. Sulla sua
scomparsa indaga la Dda di Bari. "Portiamo avanti il nostro
lavoro anche per quest'ultimo caso- ha continuato il questore -
È chiaro che abbiamo bisogno anche qui del supporto di tutti.
Noi siamo pronti a raccogliere le indicazioni, i suggerimenti
però abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano per essere
veramente efficaci".
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