Il Consiglio comunale di Taranto
oggi non ha potuto discutere la mozione di sfiducia bipartisan
al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, per mancanza del numero
legale. Le fibrillazioni nella coalizione di centrosinistra sono
nate in seguito alla decisione di Melucci di allargare la
maggioranza a Italia Viva, partito al quale egli stesso aveva
aderito per poi sospendersi dopo pochi giorni. Oggi l'assise
cittadina era convocata per discutere la mozione di sfiducia nei
confronti del primo cittadino presentata da 13 consiglieri. Per
essere approvata aveva bisogno di almeno 17 voti a favore.
Per i consiglieri comunali Anna Filippetti e Giuseppe Tursi
(Pd), "la maggioranza non c'è, non c'è nei numeri e non c'è in
aula. L'immagine odierna della massima assise cittadina lo
dimostra chiaramente: presenti solo l'opposizione ed il
presidente del Consiglio comunale. La città è di fatto in mano
ad un manipolo di gente che ha a cuore unicamente il proprio
bene e non quello della città". "Ci saremmo aspettati uno scatto
di reni e di responsabilità da parte dei colleghi nei confronti
dei tarantini che meritano un'amministrazione solida, coesa e in
grado di governare la città", accusano i consiglieri comunali di
centrodestra Massimiliano Di Cuia (Forza Italia), Giampaolo
Vietri e Tiziana Toscano (FdI), Francesco Battista (Lega), Mimmo
Festinante, Francesco Cosa e Walter Musillo (Svolta liberale).
"Cosa non si fa per non perdere la poltrona! Impedire la
discussione della mozione, facendo cadere il numero legale, si
traduce solo in un modo: negare la democrazia all'interno delle
istituzioni", sottolineano.
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