Soddisfazione da parte del Consiglio nazionale dei commercialisti perché "sono state accolte tutte le nostre proposte emendative al decreto sulla cessione dei crediti", e si tratta di "norme di interpretazione autentica, quindi di particolare portata anche retroattiva, che chiariscono la facoltà e non l'obbligo di liquidazione di stati avanzamento lavoro per gli interventi diversi dai Superbonus, la facoltà e non l'obbligo di inclusione nelle asseverazioni tecniche dell'attestazione di congruità delle spese relative all'apposizione del visto di conformità", nonché "la possibilità di accedere alla remissione in bonis nel caso di presentazione dell'allegato B, ai fini del sisma bonus e del super sisma bonus, successivamente al deposito del titolo edilizio o dell'inizio lavori e il perimetro temporale e oggettivo del requisito Soa per affidamento dei lavori in ambito Superbonus.
Accolta, poi, anche la proposta che delimita il perimetro
dell'attestazione antiriciclaggio, uno dei documenti previsti
per affrancare il cessionario dalla responsabilità per colpa
grave, ai soli soggetti che sono controparti nelle operazioni",
recita una nota.
Il presidente del Consiglio nazionale dei
professionisti Elbano de Nuccio ringrazia per la disponibilità
dimostrata il Governo e le forze parlamentari nel recepire le
nostre proposte e ringrazio, in particolare, il ministro
Giancarlo Giorgetti, il viceministro Maurizio Leo, l'onorevole
Andrea de Bertoldi, relatore del provvedimento alla Camera,
l'onorevole Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze
alla Camera e gli onorevoli firmatari degli emendamenti Saverio
Congedo, Francesco Filini, Mariangela Matera, Nicole Matteoni,
Stefano Giovanni Maullu e Guerino Testa.
Per il tesoriere nazionale con delega alla fiscalità Salvatore
Regalbuto "il Consiglio nazionale ha avanzato delle proposte di
natura tecnica che hanno risolto, peraltro con la formula
rafforzativa dell'interpretazione autentica, numerosi dubbi
applicativi, e ciò è motivo di particolare soddisfazione e
rafforza la convinzione che il dialogo istituzionale non può che
portare all'individuazione di soluzioni condivise che rendano le
norme più chiare e, quindi, limitino il sorgere di contenziosi
che non possono che nuocere sia ai cittadini che alla pubblica
amministrazione", si legge, infine.
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