Torna a mobilitarsi il Comitato per
il diritto alla tutela della salute e alle cure, creato da
sindacati, associazioni di volontariato e di utenti,
organizzazioni professionali, comitati spontanei, pazienti e
medici, tutti insieme, in difesa del servizio sanitario
pubblico. L'obiettivo è promuovere un referendum per abrogare la
legge regionale del 31 gennaio 2012 che consente alle singole
Asl di decidere sperimentazioni con il privato per gestire la
sanità pubblica.
Sono necessarie 600 firme per presentare il quesito e
superare la costituzionalità. Su questo si pronuncerà l'ufficio
di presidenza della Regione o, se manca l'unanimità, il
consiglio regionale. I promotori dovranno poi raccogliere 60.000
firme.
"Con questa legge è possibile una commistione tra pubblico e
privato. Noi riteniamo che la sanità pubblica sia un bene e che
non sia giusto mettere dentro il privato che è un'attività di
impresa e quindi punta a un ritorno economico del proprio
investimento. Per noi il ritorno dell'investimento in sanità
deve essere la salute" spiega Valerio Tomaselli, vicesegretario
regionale dell'Anaao. "Nel momento in cui c'è uno scarso
finanziamento ci sembra sbagliato che una quota anche piccola
vada in una sperimentazione gestionale di coinvolgimento del
privato come se il servizio pubblico non fosse in grado di farlo
da solo" aggiunge Guido Giustetto, presidente dell'Ordine
provinciale dei medici. "Serve un comitato di liberazione, un
Cln per evitare che tutto scivoli lentamente nel privato e lasci
sole le persone più fragili e deboli che hanno bisogno di cura e
di sanità pubblica. Con questo referendum i cittadini e le
cittadine piemontesi possono dare un indirizzo al governo
regionale e alla politica tutta, maggioranza e opposizione di
prevealenza della snaità pubblica. Vogliamo che il servizio
sanitario resti pubblico", afferma Giorgio Airaudo, segretario
generale della Cgil Piemonte.
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