Una bottiglia di barbera del 1982
con le firme di tutti i calciatori della nazionale italiana
campione del mondo. Il pallone della finalissima di Champions
League del 2017 tra Real Madrid e Juventus. Una statuina di Lev
Jashin, leggendario portiere della squadra dell'Unione
Sovietica. Sono solo alcune delle preziose memorabilia al centro
di un processo al Palazzo di giustizia di Torino. Un
imprenditore piemontese, Antonio B., è chiamato a rispondere di
appropriazione indebita: l'accusa è di non avere restituito il
materiale al proprietario, il celebre collezionista Onorato
Arisi, che oggi ha testimoniato in tribunale.
Secondo una prima ricostruzione al vaglio dei giudici,
Arisi, tramite la Fondazione Memoria Sportiva, di Gubbio
(Perugia), affidò una quantità di oggetti all'imprenditore
perché organizzasse mostre, eventi e vernissage. L'impegno però
non sarebbe stato rispettato. Da qui la richiesta di
restituzione dei beni. L'imputato (che è difeso dall'avvocato
Andrea Cianci e nega la circostanza) a detta del pm Eugenia Ghi
ne avrebbe trattenuta una parte, considerata di un certo pregio.
Arisi, che colleziona memorabilia da decenni e a Torino ha
diretto il Museo dello Sport, è costituito parte civile con gli
avvocati Davide e Massimo Parlatano. "Questa storia - ha
riferito - mi ha cambiato la vita: spesso le persone mi
affidavano gli oggetti chiedendomi di far rivivere attraverso di
essi, con delle iniziative culturali, la memoria dei loro cari.
Ora sento che la mia credibilità è compromessa. Alcuni beni
possono avere grande valore economico, ma il punto è un altro:
per me sono tutti importantissimi. Quando ho avuto problemi di
debiti ho preferito vendere la casa e lasciare Milano, dove
abitavo, piuttosto che separarmi da loro".
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