È Dorothea Lange la nuova
protagonista dell'estate di Camera.
Dopo Eve Arnold continua il viaggio nella storia della
fotografia con un'altra maestra dell'immagine documentaria,
autrice di una delle icone più celebri del Novecento: la
toccante Migrant Mother scattata nel 1936. Curata dal direttore
artistico di Camera Walter Guadagnini e dalla curatrice Monica
Poggi, la mostra presenta il percorso della fotografa in oltre
200 opere, con particolare riferimento agli anni Trenta e
Quaranta, picco assoluto della sua attività. La crisi climatica,
le migrazioni e le discriminazioni sono alcuni dei temi
attualissimi trattati.
Il percorso di mostra, visitabile dal 19 luglio all'8
ottobre, si concentra in particolare sugli anni Trenta e
Quaranta, picco assoluto della sua attività, periodo nel quale
documenta gli eventi epocali che hanno modificato l'assetto
economico e sociale degli Stati Uniti. Fra il 1931 e il 1939, il
Sud degli Stati Uniti viene infatti colpito da una grave siccità
e da continue tempeste di sabbia, che mettono in ginocchio
l'agricoltura dell'area, costringendo migliaia di persone a
migrare. Dorothea Lange fa parte del gruppo di fotografi
chiamati dalla Farm Security Administration (agenzia governativa
incaricata di promuovere le politiche del New Deal) a
documentare l'esodo dei lavoratori agricoli in cerca di
un'occupazione nelle grandi piantagioni della Central Valley:
Lange realizza migliaia di scatti, raccogliendo storie e
racconti, riportati poi nelle dettagliate didascalie che
completano le immagini. È in questo contesto che realizza il
ritratto, passato alla storia, di una giovane madre disperata e
stremata dalla povertà (Migrant Mother), che vive insieme ai
sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse.
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