Nell'Olimpiade dell'inclusività,
oggi è stato il giorno dell'esordio, nell'atletica, della
statunitense Nikki Hiltz, dichiaratasi transgender e non binaria
il 31 marzo di due anni fa, in occasione della 'Giornata della
Visibilità Transgender'. Hiltz ha corso nella terza serie dei
1500 donne, piazzandosi al terzo posto dietro l'etiope Welteji e
alla britannica Bell, e quindi ha guadagnato l'accesso alle
semifinali. Nel 2019, sempre nella stessa gara, è stata
finalista ai Mondiali di Doha, mentre ai Mondiali indoor di
quest'anno a Glasgow è stata medaglia d'argento.
In occasione dei Trials, lo scorso mese di giugno quando ha
guadagnato il posto nella squadra Usa, si è detta
"particolarmente felice di avercela fatta proprio nell'ultimo
giorno del mese del Pride. Volevo farcela per la mia comunità,
per tutti i ragazzi del mondo Lgbtq+, sono loro che mi hanno
'trasportata' negli ultimi metri". Sul proprio outing ha
spiegato che "è qualcosa in cui sto ancora cercando di
orientarmi, ma ho deciso che è ora di condividere la mia
fluidità di genere con tutti voi. E' allo stesso tempo
emozionante e terrificante, ma sono e sarò sempre fermamente
convinta che la vulnerabilità e la visibilità siano essenziali
per creare cambiamento sociale e accettazione".
Vive assieme alla compagna Emma Gee, anche lei atleta e
specialista dei 1500 e delle siepi, la prima omosessuale
dichiarata ammessa a competere nella squadra dell'università dei
mormoni, la Brigham Young. Nikki, che ha anche uno sponsor
tecnico personale, devolve parte dei suoi guadagni
all'associazione no profit 'Trevor Project' che sostiene giovani
della comunità Lgbtq+ a rischio di suicidio.
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