Il presidente serbo Aleksandar
Vucic ha formalmente invitato oggi il rettore e gli altri
responsabili dell'Università di Belgrado a un incontro il 5
febbraio con l'obiettivo di avviare un dialogo serio per
risolvere la difficile situazione nel settore dell'istruzione,
fortemente condizionata dal movimento di proteste studentesche e
dai blocchi degli atenei che vanno avanti in tutto il Paese da
novembre, dopo il tragico crollo alla stazione di Novi Sad con
un bilancio di 15 morti. "Se gli studenti e i professori
ritengono che parte delle loro richieste non sia stata accolta o
sia stata accolta solo in parte, è necessario avviare un dialogo
su tale questione e su tutte le altre che possono risultare
importanti per il superamento dell'attuale situazione", ha detto
Vucic citato dai media. Le occupazioni e i blocchi delle
facoltà, gli scioperi, le ripetute proteste, ha osservato, non
consentono il regolare svolgimento dei programmi di studio, la
frequenza alle lezioni, gli esami. Sottolineando come il rettore
e gli altri responsabili dell'Università di Belgrado abbiano
appoggiato le proteste degli studenti, Vucic ha affermato che a
lungo andare tale situazione danneggia fortemente non solo le
lezioni e i corsi di insegnamento, ma l'intero sviluppo del
sistema d'istruzione e ricerca nel Paese. Vucic e il governo
sostegono che sono state soddisfatte tutte le richieste degli
studenti, che affermano invece il contrario, accusando le
autorità di incuria e corruzione, cioè le cause alla base della
tragedia alla stazione. Le richieste avanzate riguardano la
totale e completa pubblicazione di tutta la documentazione
relativa ai lavori di ristrutturazione della stazione, conclusi
poco prima del crollo, la punizione dei responsabili di violenze
sugli studenti, il rilascio degli arrestati nel corso delle
proteste e il 20% in più di stanziamenti a favore di università
e istruzione superiore. Le ultime proteste degli studenti, che
si susseguono ogni giorno a Belgrado e in numerose altre città,
si sono tenute nel fine settimana a Novi Sad dove decine di
migliaia di persone hanno bloccato i tre principali ponti sul
Danubio.
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