"L'Italia di oggi è figlia anche di
quel conflitto. La libertà, la democrazia e la civiltà di questa
nostra era è stata pagata dai nostri nonni a caro prezzo nelle
fredde trincee delle Alpi e in mille battaglie. Se ogni italiano
può dire con orgoglio 'sono figlio della libertà e a lei devo
tutto ciò che sono', lo deve a quei coraggiosi combattenti della
Grande Guerra e a tutti quelli che perirono anche nella Seconda,
ancor più sanguinaria". Lo scrive, alla vigilia 4 novembre,
festa dell'Unità d'Italia e della Forze armate e dei 100 anni
dalla fine della Prima guerra mondiale, il presidente del
Consiglio regionale del Molise Salvatore Micone. "Ogni traguardo
civile è sempre frutto di un processo lungo, stratificato, fatto
di tanti eventi dolorosi e accadimenti fortemente impattanti.
Elementi che, riletti con razionalità e analizzati
scientificamente con spirito pacato, costituiscono la storia
dell'evoluzione di un popolo".
"Nel celebrare il 4 novembre ricordiamo il compimento
dell'Unità Nazionale e il ruolo svolto anche per quel fine dalle
Forze Armate. Elementi sicuramente attuali, perché l'Unità
nazionale deve sempre essere riconfermata da ogni generazione, e
il ruolo delle Forze Armate deve essere reinterpretato, rispetto
agli inizi del '900, alla luce della nostra Costituzione e
promosso quale protettore e garante della pace, della
democrazia, dei diritti umani e della giustizia".
Micone ricorda anche il contributo che il Molise diede al
primo conflitto mondiale "con oltre cinquemila morti e centinaia
di mutilati. Al loro coraggio e sacrificio dobbiamo la
determinazione a concorrere, come molisani del terzo millennio,
all'Unità Nazionale e a voler cercare insieme di superare la
crisi di questi anni, facendo ricorso ai principi e ai valori
più genuini su cui è nata l'Italia libera e democratica".
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