La Regione Marche accelera sul Polo Intermodale delle Marche, realizzazione di un'offerta intermodale complessiva che potrebbe aumentarne la competitività su scala nazionale e internazionale: le tre strutture al centro del progetto - aeroporto di Falconara, porto di Ancona e Interporto a Jesi - sono state visitate oggi dai viceministri delle Infrastrutture e dei Trasporti, Galeazzo Bignami e Edoardo Rixi.
Accompagnati dal presidente della Regione Francesco Acquaroli, hanno fatto anche il punto sui progetti di potenziamento e di integrazione tra le infrastrutture, finora scarsamente collegate tra loro.
Per l'Interporto - nelle cui
vicinanze è prevista la realizzazione di un mega hub di Amazon -
i rappresentati del governo hanno annunciato l'arrivo di 43
milioni, di cui "20 milioni come sblocco di vecchi finanziamenti
e 23 nuovi su bando nazionale". Sull'aeroporto delle Marche,
secondo Rixi "a giugno partiranno le gare per la gestione delle
tratte di Roma Napoli e Milano per i prossimi 3 anni". Per le
ferrovie, si va verso lo sblocco dell'ultimo miglio della tratta
funzionale al collegamento del porto con interporto. "A marzo -
ha detto Rixi potrebbe iniziare la cantierizzazione delle opere
con una prospettiva quadriennale". Sul porto, i viceministri
hanno sottolineato la necessità "di investire sull'ampliamento
delle banchine e dello scalo, e chiudere quelli che sono veri e
propri colli di bottiglia nel sistema del trasporto merci".
"C'è un patrimonio importante che va messo a sistema per
produrre risultati - il commento di Acquaroli -. Oggi abbiamo
un'area strategica dove si è insediato uno dei più grandi player
della logistica mondiale. Ancona e tutte le Marche hanno tutte
le potenzialità per diventare un hub molto attrattivo
soprattutto guardando verso est. Continueremo a lavorare per
rendere sempre più efficienti tutte e tre le infrastrutture con
gli investimenti necessari". Secondo Bignami inoltre "dobbiamo
prepararci ad avere una capacità logistica superiore rispetto a
quella a cui siamo abituati altrimenti rischiamo di perdere
opportunità che si potrebbero andare a creare nei prossimi anni
con la fine della guerra e la ricostruzione nell'Est Europa".
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