Per quanto riguarda le patologie
epatiche "Il 90% dei casi potrebbe essere curato e risolto
mantenendo uno stile di vita adeguato". Lo spiega il professor
Gianluca Svegliati Baroni, Responsabile dell'Unità Operativa del
Danno Epatico e dei Trapianti dell'Azienda Ospedaliero
Universitaria delle Marche in vista del 19 aprile quando si
celebra la Giornata Mondiale del Fegato, promossa dalla comunità
scientifica e dalle associazioni che si occupano delle malattie
del fegato. In questo contesto, ricorda l'Azienda ospedaliero
universitaria delle Marche (Aoum), l'alimentazione diventa
decisiva e con essa la scelta di puntare sulla dieta
mediterranea, il modello tradizionale per un perfetto stile di
vita. La Giornata Mondiale del Fegato basa il proprio messaggio
in buona parte "sul rispetto di questo modello alimentare che
prevede un elevato consumo di frutta, verdura, cereali
integrali, legumi, olio extravergine, latticini, soia riducendo
invece quello di carni rosse, pesce, uova e pastauova e pasta.
Nel mondo le patologie epatiche interessano 1,5 miliardi di
persone e sono la terza causa di morte al mondo. "Curare il
proprio stile di vita, - sottolinea Aoum - attraverso una
alimentazione sana e una costante attività fisica, non deve
diventare una ossessione, ma neppur passare come un concetto
trascurabile".
Il fegato "un organo vitale e molto delicato, tra i cui compiti
c'è soprattutto quello di coordinare e regolare il nostro
metabolismo.
Per un stile di vita adeguato, osserva Svegliati Baroni,
occorre apportre alcuni "cambiamenti alle nostre abitudini, ad
esempio riducendo del 10% il peso corporeo personale, mettendo
al centro la dieta mediterranea, senza dimenticare l'attività
fisica, aerobica e anaerobica, magari in alternanza. Gli effetti
sul metabolismo sarebbero subito evidenti".
Secondo uno studio portato avanti da un gruppo di Medici di
Medicina Generale di Ancona e del territorio anconetano, su un
ampio bacino di pazienti, "oltre 16mila pazienti di età compresa
tra 18 e 79 anni e senza distinzione di sesso, il 45% del totale
è in sovrappeso e il 17% addirittura obeso, mentre uno su cinque
presenta un sospetto di malattia al fegato: "Dopo un congresso
nell'ottobre scorso, il professor Svegliati Baroni mi ha
suggerito una raccolta di dati legata alla medicina del
territorio - spiega il dottor Emanuele Fiorini, medico di
Medicina generale di Ancona e referente dello studio - per
evidenziare la cronicità delle patologie correlate al fegato e
per gestire le cartelle cliniche dei pazienti da noi curati.
Così abbiamo creato un data base con valutazioni statistiche
precise. Personalmente - riferisce il dottor Fiorini - ho
coinvolto in questa analisi altri dodici colleghi, uno di Osimo,
uno di Sirolo e gli altri del capoluogo e assieme abbiamo
estratto i dati, garantendo l'anonimato dei pazienti. Dei 16.113
report, 4.496 hanno riportato hanno evidenziato condizioni di
sovrappeso e addirittura obesità (rispettivamente 2.030
sovrappeso e 761 obesi), ma oltre ai numeri già riportati ce ne
sono altri molto indicativi: il 7,4% dei pazienti era diabetico,
mentre addirittura il 24% mostrava problemi di ipertensione. Un
fenomeno preoccupante destinato a crescere in relazione delle
abitudini alimentari delle nuove generazioni; non siamo negli
Stati Uniti, ma l'impatto di nuovi stili di vita e abitudini
alimentari è evidente".
Una delle patologie correlate più frequenti (colpisce più del
30% della popolazione, spesso in maniera asintomatica) è la
steatosi epatica o 'fegato grosso', un accumulo anomalo di
grasso nel fegato. asintomatica) è la steatosi epatica o 'fegato
grosso', ossia un accumulo anomalo di grasso nel fegato:
"Basterebbe un banale esame del sangue - sottolinea il professor
Svegliati Baroni - per controllare se il metabolismo è stato
alterato e si è a rischio di complicazioni cardiovascolari o
neoplasie non epatiche, al colon, alla mammella o al pancreas ad
esempio. La steatosi precede la sindrome metabolica che si
palesa con questi effetti: obesità, ipertensione, colesterolo,
autentici campanelli d'allarme. Steatosi epatica e diabete
contribuiscono insieme ad accrescere il rischio di eventi
cardiovascolari e di gravi malattie del fegato. D'altro canto
abbiamo dimostrato in un recente studio che il 10% dei pazienti
alla prima visita diabetologica hanno già un danno epatico
avanzato. E' quindi importante che questi concetti siano ben
presenti nei Mmg e negli specialisti che gestiscono queste
diverse patologie, per una gestione completa e condivisa del
paziente".
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