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Flash mob contro violenza su operatori sanitari e sociosanitari

Flash mob contro violenza su operatori sanitari e sociosanitari

Iniziativa all'ospedale di Ascoli con 85 universitari

ASCOLI PICENO, 12 marzo 2025, 18:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nella Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari che si celebra oggi 12 marzo, l'Azienda sanitaria territoriale di Ascoli Piceno, con il coinvolgimento degli studenti dei corsi di laurea di infermieristica e di radiologia medica per immagini e radioterapia della Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università Politecnica delle Marche (Univpm), è scesa in campo per sensibilizzare su questa tematica.
    Alle 12.30 di stamattina 85 studenti dell'Univpm hanno dato vita a un flash mob fuori dall'ospedale 'Mazzoni': in camice monouso e in fila indiana, i futuri operatori sanitari sono usciti dall'ingresso principale del nosocomio ascolano e si sono diretti verso il giardino dove si sono disposti a forma di fonendoscopio, simbolo della professione medica. Qualcuno di loro aveva in mano un cartello con scritto: "Operatori sanitari di oggi e di domani: se mi aggredisci, chi ti cura?".
    "Abbiamo organizzato questo flash mob insieme all'Università Politecnica delle Marche per una causa che non può più essere ignorata: dire basta alla violenza contro gli operatori sanitari. E lo abbiamo fatto con gli operatori sanitari di domani": così la direttrice generale dell'Ast di Ascoli, Maria Bernadette Di Sciascio - Ogni giorno medici, infermieri, tecnici, operatori sociosanitari e tutto il personale impegnato negli ospedali e nei servizi territoriali dedicano le proprie energie, la propria professionalità e, soprattutto, la propria umanità alla cura degli altri. Eppure, troppo spesso, sono costretti a subire aggressioni fisiche e verbali, atti di violenza che feriscono, non solo fisicamente, ma anche la dignità di chi si dedica alla salute della collettività. Un ospedale, un ambulatorio, una postazione di emergenza devono essere luoghi di cura e rispetto, non di paura. Non possiamo accettare che chi è qui per aiutare venga aggredito. - ha concluso - È un fenomeno che, non solo mette a rischio la sicurezza degli operatori, ma compromette la qualità dell'assistenza per tutti".
   

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