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La Russa: 'Credo nell'innocenza di mio figlio'

La Russa: 'Credo nell'innocenza di mio figlio'

'Nessuno mi può vietare di crederci e mi affido ai magistrati'

MILANO, 20 febbraio 2025, 14:24

Redazione ANSA

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Ignazio La Russa con il figlio Leonardo Apache - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ignazio La Russa con il figlio Leonardo Apache - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Come avete visto non ho mai fatto alcuna dichiarazione, ma nessuno mi può vietare di credere interamente alla innocenza di mio figlio e comunque mi affido ai magistrati". Lo ha spiegato il presidente del Senato Ignazio La Russa in relazione alle indagini per violenza sessuale a carico del figlio Leonardo Apache e di un suo amico.

La Russa è stato notato dai cronisti al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, dove era presente per un'udienza davanti al gip di opposizione all'archiviazione, richiesta dalla Procura, su una sua denuncia per due puntate di Report di ottobre sulla sua famiglia.

Ai cronisti che gli hanno fatto domande in merito ad una presunta telefonata tra lui ed Enrico Pazzali - presidente autosospeso di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, l'agenzia di investigazione al centro dell'inchiesta milanese sulle cyber-spie - di cui hanno parlato i media nei giorni scorsi e che sarebbe stata relativa alla vicenda del figlio, La Russa ha risposto: "Mi riporto al Fatto Quotidiano di oggi, che ha correttamente registrato che la notizia del primo giorno era inesatta". E ha ribadito di non aver "mai parlato", né prima che la cosa fosse pubblica né dopo quando era stata resa nota dai media, con Pazzali di quella vicenda.

"Non mi ricordo quella telefonata, ma tutto è possibile - ha chiarito - comunque non ho mai saputo che esistesse quella società di cui era proprietario, men che meno che ne facesse parte". Pazzali, ha aggiunto, mi ha mandato "dopo indirettamente delle scuse, io non ho mai saputo che avesse un'agenzia di investigazione, men che meno illegittima e non mi ricordo quella chiamata, ma comunque è ininfluente".

E ancora: "Mai avrei potuto immaginare che il capo della Fondazione Fiera di Milano avesse un'agenzia spionistica". E sulla presunta telefonata tra un militare e Pazzali sulla "planimetria" di casa La Russa, di cui ha parlato sempre l'hacker Samuele Calamucci in un interrogatorio, il presidente del Senato ha detto sorridendo: "Tendo a credere che fosse una persona che non conoscevo, altrimenti la chiedeva a me la planimetria". 

"In questo caso sono venuto all'udienza di opposizione all'archiviazione non tanto per me - ha spiegato La Russa - ma per difendere l'onorabilità della mia famiglia e in particolare di mio padre, offesi da due puntate della trasmissione Report sulla base di documenti e testimonianze la cui veridicità appare a dir poco dubbia e di fronte alle quali la discriminante del diritto di cronaca non mi sembra possa avere sussistenza".

Una ventina di giorni fa si è saputo che il pm Mauro Clerici ha deciso di chiedere l'archiviazione del fascicolo che era scaturito dalla querela per diffamazione aggravata di La Russa in merito a due puntate di Report dell'ottobre 2023 nella quale era stato mandato in onda un servizio intitolato "La Russa Dinasty". Già l'8 ottobre di due anni fa il presidente del Senato aveva dato mandato ai suoi legali di presentare querela sui contenuti delle puntate di Report, la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci.

Un portavoce del presidente del Senato aveva parlato di "ricostruzioni del tutto difformi dalla verità e gravemente lesive dell'onore di chi, a cominciare dal defunto Antonino La Russa", padre di Ignazio "che oggi avrebbe 110 anni, in vita sua mai è stato oggetto neanche di un avviso di garanzia per qualsivoglia ragione".

La Procura ha chiesto di archiviare riconoscendo il diritto di cronaca nell'inchiesta giornalistica. E La Russa si è opposto col legale Alessandro Contessini, chiedendo anche di fare approfondimenti di indagine e sentire dei testimoni, tra cui, da quanto si è saputo, Ilda Boccassini. Secondo i legali di La Russa, le puntate erano basate su documenti e informazioni "tratte da Wikipedia" e anche su una "pseudo-informativa". Oggi, ha detto ancora La Russa, "ci hanno detto in udienza che quel falso volantino su Sindona candidato Msi, che è stato mostrato, era una trovata umoristica e televisiva".

La gip Silvia Perrucci, che in ipotesi può archiviare o disporre nuove indagini o l'imputazione coatta, si è riservata di decidere e lo farà nei prossimi giorni. 

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