Ha custodito dolorosamente il suo segreto per mesi, fino a quando dall'appartamento al primo piano di uno stabile popolare di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, le sue urla e quelle di sua madre, le sole in casa, hanno squarciato la mattinata e i vicini, preoccupati, hanno chiamato il 118.
Quando sono arrivati i soccorritori è stata lei, sedici anni, a indicare dove si trovava il feto che aveva appena partorito, in un secchio sul balcone, avvolto in una coperta. I soccorritori hanno cercato di praticare delle manovre di rianimazione ma è stato del tutto inutile. Sul feto, maschio e già formato, la Procura di Monza ha disposto l'autopsia e in casa i carabinieri della Scientifica sono rimasti a lungo per eseguire i rilievi, dopo che la giovane, accompagnata dalla madre, è stata portata in ospedale.
C'è da accertare se la ragazza abbia avuto un aborto spontaneo oppure se il piccolo è nato e la sedicenne, sconvolta, abbia cercato di nasconderlo, causandone così la morte. La ragazza è nata in Italia da una famiglia di origine balcanica e ha un fratello più piccolo. Sconvolti i vicini di casa che definiscono genitori e figli delle "bravissime persone".
"La mamma porta il velo, perché sono di fede islamica, ma non si sono mai isolati. I nostri bambini giocavano con i loro in cortile", racconta una donna entrando nel grande edificio in cui è avvenuta la tragedia. I militari hanno sentito le persone vicine alla ragazza e nessuno ha parlato di tensioni all'interno della famiglia. La madre non è stata in grado di ricostruire con esattezza quei minuti. Sotto choc e bisognosa di cure la sedicenne, che quindi non è ancora stata ascoltata dai carabinieri.
"Nessuno di noi ha mai sentito dire che fosse incinta - scuotono la testa i vicini di casa - e non abbiamo mai visto segni di una gravidanza". L'ipotesi che viene maggiormente presa in considerazione dagli inquirenti, in attesa che l'autopsia faccia chiarezza, è che la ragazza abbia taciuto con tutti, cercando di condurre una vita il più normale possibile, incapace di gestire una situazione che si è trasformata in tragedia. Fino a quelle urla strazianti per chiedere aiuto, ormai inutilmente.
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