Ieri l'esclusione come parte
civile dal processo che dovrà iniziare. Oggi la reazione.
"Sconcerto, è il termine che meglio esprime la reazione di
Medicina Democratica a fronte della esclusione quale parte
civile nel processo che si aprirà a Brescia per gli episodi più
recenti di inquinamento dal sito ex Caffaro". Sono le parole di
Marco Caldiroli, presidente dell'associazione a commento della
decisione di ieri del Gup che ha escluso le parti civili fra cui
anche Codacons e Lac dal processo per disastro ambientale
relativo al sito Caffaro di Brescia.
Il Comune di Brescia e il Ministero dell'Ambiente avevano già
deciso di non costituirsi generando polemiche a livello locale e
nazionale. "Siamo convinti - ha aggiunto Caldiroli - di avere
tutte le carte in regola per rappresentare nel processo le
ragioni delle popolazioni e dei lavoratori esposti, loro
malgrado, a sostanze tossiche anche negli ambienti di vita e
nell'acqua. Come in molte altre occasioni, oltre ai nostri fini
statutari di tutela della salute e dell'ambiente, nel caso di
Brescia abbiamo documentato le attività da noi svolte sul
problema da decenni".
Medicina Democratica sottolinea che "anche grazie alla azione
della realtà locale rappresentata da Marino Ruzzenenti, con le
sue denunce di oltre venti anni fa, abbiamo portato davanti a
tutti la grave situazione di compromissione ambientale e ha
contribuito in maniera determinante a portare l'attenzione sul
disastro ambientale, provocato dalle attività industriali della
Caffaro, dalla diffusione nel terreno e nelle acque di veleni
come i policlorobifenili, (Pcb), le policlorodibenzo diossine e
dibenzofurani (Pcdd/F), mercurio e arsenico".
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