"Non si può individuare con assoluta certezza" che cosa abbia scatenato lo stress che, insieme ad altre concause, avrebbe provocato la morte di Giuseppe Uva, già affetto da una grave patologia cardiaca, di cui né lo stesso operaio né gli imputati erano a conoscenza. E per questo motivo non si può sostenere la sussistenza del "nesso causale" tra le condotte degli imputati e la morte dell'operaio. Così i giudici della prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di due carabinieri e sei poliziotti.
I giudici, che hanno confermato le assoluzioni già decise in primo grado dal Tribunale varesino, scrivono inoltre che "non si può sostenere che se i carabinieri avessero lasciato perdere Giuseppe Uva quella sera e fatto finta di non accorgersi della strada bloccata, questi non sarebbe ugualmente morto". Secondo la Corte, il 43enne quella sera si era "volontariamente posto in una condizione di elevato rischio, assumendo smodate quantità di alcol" e che "se si parla di stress, occorre tenere conto di altri fattori (…) quali la contenzione sanitaria, il Tso, il ricovero ospedaliero".
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