La corte d'assise d'appello di Milano ha assolto i due carabinieri e i sei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, avvenuta poco più di dieci anni fa, a Varese. I giudici hanno in sostanza confermato il verdetto di primo grado. Le accuse erano di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. "Dieci anni che infangano il nome dello zio". E' quanto ha urlato in aula la nipote di Giuseppe Uva, Angela, subito dopo la lettura del dispositivo. Dopo il verdetto, nell'aula della Corte d'assise d'appello di Milano ci sono stati momenti di forte tensione.
Lucia Uva, sorella di Giuseppe, ha stretto la mano in segno di sfida all'agente di Polizia Pierfrancesco Colucci, dopo la sua assoluzione dalle accuse di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona aggravato per la morte del 43enne avvenuta nel 2008 a Varese. La donna è corsa dietro al poliziotto dopo la lettura del dispositivo della corte d'Assise d'appello di Milano. Con lei anche un altro fratello dell'operaio, Nicola.
"E' stato dimostrato anche oggi che carabinieri e i poliziotti hanno fatto solamente il loro dovere. E questa è la cosa più importante". E' il commento dell'avvocato Luigi Marsico, uno degli avvocati degli 8 tra poliziotti e carabinieri assolti in appello. Il legale, che ha parlato a nome di tutti i difensori, gli avvocati Carlo Porciani, Fabio Sghembri, Duilio Mancini e Luciano Di Pardo, subito dopo la lettura del dispositivo ha ripetuto: "Quella sera hanno fatto quel che dovevano fare".
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