(di Igor Greganti)
Non sarebbe soltanto un "semplice soldato" del sedicente 'Stato islamico', Mohamed Koraichi, il marocchino di 31 anni che da oltre un anno si trova nelle zone di guerra iracheno-siriane con la moglie italiana, convertita all'Islam, e i tre figli piccoli. Si sta indagando, infatti, su un suo ruolo "di peso" e specifico nell'organizzazione terroristica nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano che due giorni fa ha portato a quattro arresti, tra cui quello di Abderrahim Moutaharrik, che avrebbe avuto l'intenzione di compiere attentati in Vaticano e all'ambasciata di Israele a Roma.
Stando agli accertamenti tuttora in corso da parte degli investigatori di Digos e Ros, coordinati dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dai pm Enrico Pavone e Francesco Cajani, infatti, è probabile che Koraichi all'interno dell'organizzazione terroristica non sia un semplice combattente, ma rivesta un ruolo di maggiore peso nella propaganda, nell'addestramento e nell'arruolamento di altri jihadisti. E prova ne sarebbe anche il fatto che è lui, come risulta dalle carte, a trasmettere all'operaio-kickboxer Moutaharrik l'ordine di passare all'azione in Italia impartito attraverso l'ormai noto "poema bomba" dallo "sceicco", personaggio di vertice del Califfato non identificato. Ed è sempre Koraichi a ricevere da Moutaharrik la richiesta di "accreditamento" necessaria al pugile, che intendeva partire verso i territori occupati dalle milizie dell'Isis con la moglie e i due figli piccoli di 2 e 4 anni.
Da quanto si è saputo, tra l'altro, gli investigatori stanno analizzando video e altro materiale, parte del quale si trova anche nei canali di propaganda di 'Daesh' on line, per ricostruire proprio i compiti specifici nell'Is del marocchino, marito di Alice Brignoli, anche lei latitante. Negli atti dell'inchiesta, inoltre, si legge che sono stati trovati "riscontri" del fatto che Koraichi svolga "addestramento militare" e abbia partecipato "quale mujahidin alle azioni violente decise dall'organizzazione terroristica". E si fa riferimento a un'intercettazione in cui Moutaharrik "racconta a Abderrahmane Khachia", anche lui finito in carcere, "di aver riconosciuto Koraichi nelle immagini di una non precisata emittente televisiva". Immagini nelle quali si vedrebbe il marocchino "con gli 'uomini del califfato'" partecipare "all'azione di 'liberazione' di un non precisato aeroporto dove sarebbero periti circa 250 soldati avversari". Sempre nel corso delle indagini è stato accertato anche che il proposito di Moutaharrik di colpire l'ambasciata d'Israele, di cui c'è traccia in alcune conversazioni intercettate, risale al 2009, quando l'uomo probabilmente era già in contatto con una rete di estremisti islamici prima anche che nascesse l'Isis. Intanto, per lunedì prossimo, 2 maggio, sono stati fissati gli interrogatori di garanzia, davanti al gip Manuela Cannavale, del kickboxer, di sua moglie Salma Bencharki, di Kachia e di Wafa Koraichi, sorella di Mohamed. Moutaharrik, difeso dal legale Francesco Pesce, si è già detto "pronto a chiarire tutto" e a difendersi sostenendo, in sostanza, di non aver mai fatto nulla di male in concreto, malgrado i propositi radicali manifestati nelle conversazioni intercettate. Secondo il presunto jihadista, in pratica, si sarebbe trattato soltanto di sfoghi verbali.
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