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Arrestati 2 agenti, spartivano con i rom i soldi dei furti

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MILANO

Arrestati 2 agenti, spartivano con i rom i soldi dei furti

Avrebbero chiuso un occhio su 'colpi' in stazione Centrale a Milano

MILANO, 17 dicembre 2015, 10:54

di Igor Greganti

ANSACheck

. - RIPRODUZIONE RISERVATA

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   Avrebbero dovuto arrestare i borseggiatori in una delle zone più sensibili di Milano per il via vai di passeggeri e turisti, la stazione Centrale, e invece non soltanto si sarebbero spartiti il bottino dei furti con una banda di rom, ma si sarebbero anche accaniti in continue richieste di denaro a donne nomadi con la minaccia di togliere loro i figli.

E' per questo che con le accuse di concussione e falso in atti d'ufficio due poliziotti, ora sospesi dal servizio, sono finiti agli arresti domiciliari. "Se non ci date quello che avete preso, vi togliamo i bambini e vi facciamo arrestare", avrebbero detto i due agenti, stando a quanto risulta dai racconti messi a verbale da alcune rom nell'inchiesta che ha portato in carcere anche 23 nomadi di origine serbo-bosniaca, tra cui molte donne, accusati di associazione per delinquere finalizzata ad una serie di furti. Indagini, condotte dalla polizia ferroviaria e dalla Squadra Mobile e coordinate dal pm di Milano Antonio D'Alessio, nate proprio da denunce di donne rom che hanno parlato sia delle "imposte" o "gabelle" sui proventi dei furti che i capi dell'associazione richiedevano, che dei "soprusi" dei due poliziotti.

Il gruppo di nomadi, con a capo, tra gli altri, Fadila Hamidovic e Patrizia Hamidovic, riusciva ad incassare tra i 5mila e 20mila euro a settimana rubando portafogli, orologi e gioielli a facoltosi turisti, soprattutto giapponesi, americani o di origine araba, anche con la scusa di aiutarli all'interno dei treni, lungo i binari e sui tapis roulant della stazione. "L'importo dei reati può essere variabile da 100 euro a 10mila euro al giorno", ha spiegato una delle arrestate, come si legge nell'ordinanza del gip Giuseppe Vanore. E per chiudere un occhio i due poliziotti, Cosimo Tropeano e Donato Melella (definito "il cowboy" dalle rom intercettate), in servizio alla sezione di contrasto ai crimini diffusi della Squadra Mobile, avrebbero chiesto e ottenuto soldi, come documentato dai filmati delle telecamere di sorveglianza. Da un'annotazione di polizia giudiziaria risulta che una donna della banda un giorno avrebbe detto "a Cosimo che in giro c'erano troppi controlli della Polizia e che risultava difficile rubare" e a quel punto "Cosimo rispose che non era come diceva lei anzi, essendo periodi di ferie ed Expo si riusciva a guadagnare bene dai turisti e mentre pronunciava queste parole (...) estraeva dalla propria tasca un numeroso quantitativo di banconote del valore di 500 euro".

Nei capi di imputazione vengono contestati ai due agenti solo due episodi di spartizione del bottino per un totale di 1600 euro, ma l'ipotesi degli inquirenti è che i poliziotti abbiano intascato molto di più. Secondo il gip, infatti, i due (c'è un terzo agente indagato per falso) anche "fuori dall'orario di servizio" avrebbero proseguito nella "ricerca ossessiva di borseggiatrici". Sempre dall'ordinanza emerge che se i rom non accumulavano coi furti "soldi sufficienti" da spartire, i due procedevano "all'arresto". Oppure li accompagnavano "in Questura, dove in cambio della libertà, il Cosimo richiede ancora denaro", in un'occasione addirittura "5mila euro", "che può essere portato, direttamente negli uffici della Questura, da altre nomadi", come una sorta di "cauzione". Il pm aveva chiesto per gli agenti il carcere, ma il gip ha disposto i domiciliari. "Se verranno provate le accuse - ha spiegato il capo della Squadra Mobile Alessandro Giuliano - sarà un tradimento verso coloro che svolgono sempre egregiamente e con onestà le loro funzioni".

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