Silvio Berlusconi, ordinando al capo di gabinetto della Questura di rilasciare Ruby, commise un ''abuso colossale''. Lo ha spiegato il sostituto pg di Milano Piero De Petris nel passaggio della sua requisitoria al processo d'appello sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi, in cui ha chiarito che all'ex premier va contestata, come stabilito dalla sentenza di primo grado, una ''concussione per costrizione''. Elementi della ''costrizione'', secondo il pg, sono la ''minaccia implicita'' nei confronti del funzionario della Questura, la ''prevaricazione'' e ''l'intimidazione''.
Può rivestire ''un interesse mediatico'' ma ''a mio parere'' hanno un rilievo processuale ''uguale a zero sentire testi come Clooney o Ronaldo'', ha aggiuntoDe Petris
Il Pg, nell'indicare di ''assoluta irrilevanza'' le testimonianze dell'attore americano e del calciatore brasiliano, ha più in generale chiesto ai giudici di secondo grado di respingere la richiesta di rinnovazione parziale del dibattimento avanzata con i motivi d'appello depositati dalla difesa dell'ex premier.
Il leader di Forza Italia, nei confronti del quale oggi è attesa la richiesta di condanna da parte del Pg, risponde di concussione e prostituzione minorile. Poco più di un anno fa era stato condannato a 7 anni di carcere dal tribunale.
De Petris ha spiegato che al centro del procedimento sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi è la ''circostanza palesemente falsa'' rappresentata dall'ex premier quando telefonò al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, chiedendo il rilascio della giovane marocchina dicendo che le era stata segnalata come ''nipote di Mubarak''.
E il capo di gabinetto della Questura milanese "ha perfettamente compreso che ciò che gli era stato impartito da Silvio Berlusconi era un ordine e a quest'ordine doveva adempiere, quindi chiese di accelerare il rilascio della ragazza e la consegna alla Minetti".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA