Dopo l'esposto del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo al Csm contro il capo del suo ufficio Edmondo Bruti Liberati, uno dei pm titolari dell'indagine sull'Expo chiese al gip di accelerare la decisione sulle richieste di custodia cautelare presentate dalla procura. La circostanza - cui aveva fatto cenno Ilda Boccassini nella sua audizione davanti al Csm del 12 maggio scorso - emerge ora con chiarezza dagli atti dell'inchiesta.
A prendere l'iniziativa il pm della Dda Claudio Gittardi (che condivide l'inchiesta con il collega Antonio D'Alessio), allarmato da una notizia pubblicata il 17 marzo da Dagospia in cui si diceva che a Milano c'era un'inchiesta "delicatissima" su appalti e opere pubbliche "così riservata da non essere stata indicata se non di striscio nell'esposto" di Robledo e si faceva "espresso riferimento alla vicenda Expo come uno degli oggetti del procedimento in fase di indagine segnalato nell'ambito dell'esposto", come scrisse due giorni dopo il pm al gip Fabio Antezza, sollecitando di fatto una decisione sulle richieste di arresti avanzate dalla Procura. Con una motivazione ben precisa: la fuga di notizie "appare pregiudizievole sull'attività di indagine, aggravando ulteriormente il concreto pericolo di inquinamento probatorio da parte di soggetti attualmente indagati".
Intanto al Csm slitta la decisione sullo scontro tra Robledo e Bruti. E a complicare la vicenda sono le dimissioni dalla Settima Commissione - che con la Prima si sta occupando del caso - del laico della Lega Ettore Adalberto Albertoni, in passato componente del Consiglio di amministrazione della Rai e presidente del consiglio regionale lombardo. Una scelta maturata dopo che i colleghi hanno respinto il 15 maggio scorso la richiesta di Robledo, appoggiata da Albertoni, di essere nuovamente ascoltato dal Csm; il tutto sarebbe avvenuto in una seduta in cui - secondo la tesi del consigliere - gli era stato assicurato che non sarebbero state prese decisioni. "C'è stato un fraintendimento a cui penso si rimedierà", assicura ora il togato di Magistratura democratica Vittorio Borraccetti, componente della Settima Commissione. Proprio per l'assenza di Albertoni la Commissione non ha preso alcuna decisione, rinviando tutto a domani; lo stesso aveva fatto in mattinata la Prima Commissione: in questo caso era stato il relatore, il togato di Unicost Mariano Sciacca, a chiedere uno slittamento a giovedì prossimo per potersi pronunciare sulle nuove richieste istruttorie avanzate da Antonello Racanelli (Magistratura Indipendente). Racanelli ha chiesto le audizioni dei due pm dell'inchiesta Expo e dei responsabili dei reparti della Guardia di finanza coinvolti nella controversa vicenda del doppio pedinamento; oltre a quella dell'aggiunto Alberto Nobili che, secondo Robledo, non avrebbe mai dato il suo consenso espresso all'assegnazione del fascicolo su Ruby a Boccassini.
Quello di martedì è stato solo "uno slittamento tecnico che che non credo pregiudicherà la sollecita definizione" del caso, tranquilizza il vice presidente del Csm, Michele Vietti. E prova a minimizzare anche il Pg della Cassazione, Gianfranco Ciani, che, a proposito dell'istruttoria avviata dal suo ufficio sulla vicenda, parla di accertamenti di "ordinaria amministrazione", anche se non si sbilancia sulla loro possibile conclusione: "i tempi non sono prevedibili".
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