Applausi calorosi ieri sera al
Teatro Duse per Elisabetta Pozzi, protagonista assoluta di
"Cassandra o dell'inganno", una coproduzione del Teatro
Nazionale genovese con il CTB, il Centro Teatrale Bresciano. Lo
spettacolo è un articolato monologo costruito dalla Pozzi con
Massimo Fini, attingendo a fonti letterarie varie, da Eschilo e
Euripide a Eliot e Pasolini. Come è noto, Cassandra era figlia
di Priamo, re di Troia e di Ecuba. La sua bellezza aveva
conquistato il dio Apollo tanto che questi gli aveva concesso
il dono della profezia a condizione che lei cedesse ai suoi
desideri. Ma Cassandra, una volta acquisiti i poteri, respinse
il dio e questi si vendicò condannandola a essere sempre
incompresa nelle sue profezie. Così dopo aver invano vaticinato
la presa di Troia, Cassandra finì schiava di Agamennone e venne
uccisa dalla di lui moglie Clitemnestra.
La Cassandra costruita da Elisabetta Pozzi è di estrema
modernità, ci parla da tempi lontani, la sua voce si confonde
con quelle di Agamennone e Clitenmnestra, ma in realtà ci porta
a riflettere anche sulla contemporaneità. Un mito, insomma,
senza tempo e non a caso nel finale, scritto a quattro mani
dalla Pozzi e da Fini, in un accecante gioco di luci proiettate
contro la platea, al centro della inascoltata preveggenza c'è
l'uomo moderno, "un minuscolo ragno al centro di una immensa
tela che si tesse ormai da sola e di cui è l'unico prigioniero".
Un progetto, dunque, stimolante, forse ancora passibile di
qualche limatura nella organizzazione del testo e nel rapporto
fra il testo stesso e i momenti musicali ideati da Daniele
D'Angelo, autore pure delle luci. Elisabetta Pozzi si muove in
uno spazio scenico fatiscente esibendo un'ampia gamma di
soluzioni vocali, con la consueta maestria di una grande
attrice. Repliche fino a domenica.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA