Per la prima volta gli
investigatori dell'epoca "scaricarono" l'allora pm che coordinò
le indagini sull'omicidio di Nada Cella, la segretaria
massacrata nel 1996 nello studio del commercialista dove
lavorava a Chiavari. E' quanto emerso nel corso degli esami dei
testimoni nel processo a carico di Anna Lucia Cecere, l'ex
insegnate accusata di essere l'assassina, e di Marco Soracco (il
datore di lavoro di Nada) e l'anziana madre Marisa Bacchioni.
Gli ultimi due, secondo la pm Gabriella Dotto, sapevano chi
aveva ucciso la segretaria ma hanno sempre taciuto.
In aula sono stati sentiti gli investigatori che per primi
ricevettero la telefonata di Soracco e che salirono nell'ufficio
di via Marsala. "C'era sangue sui muri e sui mobili. Era
evidente che c'era stata una aggressione e chiamai il mio
dirigente" ha detto l'allora agente delle volanti Luciano
Campodonico.
L'ex dirigente del commissariato di Chiavari Pasquale Zazzaro
ha ripercorso le indagini svolte, pur tra tanti non ricordo
tanto da essere stato ripreso dal presidente Massimo Cusatti, ed
è stato il primo a sottolineare come l'allora pm Filippo Gebbia
"non gli parlò delle indagini parallele dei carabinieri".
"Lo abbiamo saputo - ha spiegato Zazzaro - attraverso il
nostro personale che andava in giro che c'era questa pista dei
carabinieri. Ho riferito al magistrato e lui ha confermato che
c'era questa indagine. Il dottor Gebbia lo sapeva. Ci fu
meraviglia, ce lo poteva dire. Nessuno ce lo disse
ufficialmente".
Anche l'ex dirigente della sezione omicidi della squadra
mobile Giuseppe Gonan ha sottolineato come fossero all'oscuro
dell'indagine dei carabinieri puntando il dito contro il pm:
"avrebbe dovuto informarci".
Gonan ha anche rivelato come si dovette scontrare contro "il
segreto confessionale opposto da frate Lorenzo". Alla polizia
era arrivata una informazione su una persona che si era rivolta
al frate per "fare da intermediaria su un'altra persona che
voleva parlare del delitto". Il dirigente si recò personalmente
in convento ma appunto all'inizio non gli volle dire nulla. Che
le indagini non sarebbero state semplici si era capito sin
dall'inizio: "quando entrai nello studio di Soracco - ha
spiegato Gonan - vidi quello che era già un disastro: la scena
era completamente alterata dai soccorsi, all'ingresso c'era
acqua mescolata a sangue perché la Bacchioni aveva iniziato a
pulire".
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