Si chiudono oggi pomeriggio al
Carlo Felice di Genova le recite di "Andrea Chenier", l'opera di
Umberto Giordano che è stata proposta in questi giorni con
successo con la direzione di Donato Renzetti. E lo stesso
Renzetti ieri sera ha tenuto il secondo dei due concerti
inseriti nella sinfonica in queste settimane. Dopo la bella
lettura di Schoenberg e di Rimskij-Korsakov dell'8 febbraio
scorso, Renzetti ha proposto questa volta il Concerto n. 2 per
pianoforte e orchestra di Brahms e la Sinfonia n. 1 di
Shostakovic. Appartenente alla maturità del compositore, il
Concerto n.2 di Brahms è partitura di notevole difficoltà e
originalità nell'impianto architettonico (quattro i tempi) e
nel taglio espressivo, con due movimenti veloci ad anticipare
l'Andante che costituisce il momento più ispirato e
interessante dell'intero lavoro. Nel cartellone sinfonico era
previsto il pianista Michele Campanella che ha dovuto dare
forfait per una indisposizione. Al suo posto si è esibito
Alexander Romanovsky, pianista certamente dotato di un solido
bagaglio tecnico. Il suo approccio alla partitura, tuttavia, ha
suscitato qualche perplessità per un suono eccessivamente
aggressivo e uno stile interpretativo non sempre in sintonia
con l'orchestra. Assai più interessante, nei bis concessi,
l'approccio a Liszt che costituirà il programma del recital
previsto giovedì prossimo a Palazzo della Meridiana,
protagonista appunto Romanovsky, ospite di "Gems a la Paganini".
Renzetti ha diretto Brahms con la consueta eleganza e ha poi
affrontato con intelligenza e belle intuizioni interpretative la
Sinfonia n.1 di Shostakovic. Se per Brahms si trattava di
un'opera della tarda stagione creativa, per Shostakovic la n.1
appartiene alla primissima fase e si fa ammirare per
l'esuberanza e la molteplicità delle idee che richiedono una
visione particolarmente compatta sul piano esecutivo e una ricca
duttilità dinamica. Qualità emerse appieno dalla lettura di
Renzetti applaudito calorosamente al termine con tutta
l'orchestra.
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