"Al terminal Psa di Genova Prà
arrivano mediamente 2.300-2.400 tir al giorno, mentre stasera
andremo a 1.200- .300: mille camion sotto la media dell'anno,
quasi la metà". Roberto Ferrari, amministratore delegato di Psa
Genoa Investments, cui fanno capo i due terminal contenitori Psa
Genova Prà e Psa Sech, prova a fare il punto delle ricadute sui
terminal portuali nel secondo giorno del cantiere sulla A10 con
scambio di carreggiata fra Genova Aeroporto e Genova Pra',
avvertendo che i numeri non sono tutta colpa della chiusura del
tratto di autostrada - in questo periodo alcune fabbriche sono
ancora chiuse - ma i nuovi cantieri assestano un colpo ulteriore
a una situazione già al limite. "Il nostro mercato di
riferimento è la Pianura Padana, ch è vicina, quindi gli
autotrasportatori riuscivano a fare anche due viaggi al giorno
con la merce, ora non è possibile - spiega preoccupato -. Ci
stiamo riempiendo di contenitori in import perché i camion
ritirano meno e se la situazione dovesse protrarsi a lungo c'è
il rischio di intasamento per il porto di Genova". Ma
soprattutto c'è un altro rischio, "molto concreto" di cui ci
sono già avvisaglie: "una perdita di volumi di traffico a favore
di altri porti, perché se ci sono extracosti e inefficienze la
merce cercherà strade più comode". Il problema non è solo quello
dei disagi imposti dai lavori di questi giorni: "Dovremo
convivere con i cantieri cercando di sopravvivere - dice Ferrari
-, i lavori sulle autostrade si devono fare per questioni di
sicurezza e non sarà una questione di giorni o mesi ma di anni.
Siamo diventati un'isola e questo è un problema grosso. Non ci
sono soluzioni immediate. Ci serve uno sbocco fisico per
attraversare l'Appennino e raggiungere il nostro mercato, ma
abbiamo le autostrade in queste condizioni e per aumentare il
trasporto su ferro il vero cambio di passo lo avremo solo con il
Terzo Valico".
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