"Non ho mai dato retta a nessuno, ma
se lo avessi fatto avrei tribolato molto meno nella vita e nel
lavoro. Ho fatto scelte sbagliate, passi falsi: sono stato sulla
cresta dell'onda e sono precipitato giù, ho conosciuto gli alti
e i bassi. Ma ognuno ha la sua storia e tutto quello che ho
fatto nel bene e nel male mi ha permesso di essere come sono
oggi". Fabrizio Moro, a 48 anni, non rinnega niente, errori
compresi. "Come artista, ma soprattutto come uomo, è giusto aver
fatto anche quelli".
Il cantautore romano, che nel 2007 ipnotizzò Sanremo con il
brano Pensa grazie al quale vinse tra le Nuove Proposte ("A
rifletterci oggi fu qualcosa di eclatante, a spingermi fu la
forza della disperazione. Con il successo che arrivò dopo persi
un po' la bussola, una delle volte in cui la persi"), dopo il
tour teatrale che lo ho portato in giro per l'Italia, è uscito
con l'Ep La mia Voce vol. 2 e in radio con il singolo Dove
(Fattoria del Moro - Distr. Warner Music Italy). "Questo secondo
capitolo doveva uscire già da un po', le canzoni erano state
scritte insieme a quelle del primo. Poi c'è stato il festival di
Sanremo dell'anno scorso, Ghiaccio il mio primo film da regista
che ha avuto un'accoglienza e un successo insperato, un tour più
lungo del previsto. E i tempi si sono inevitabilmente allungati.
Tanto che nel cassetto c'è già un altro album pronto che uscirà
l'anno prossimo, e soprattutto un altro film sempre con Alessio
De Leonardis che a settembre iniziamo a girare".
Quindi Moro, come altri suoi colleghi, si è lasciato
affascinare dalla cinepresa. "In fondo la metodologia di
espressione è la stessa. Mi piace che ciò che creo prenda vita
nei personaggi in scena". Ma abbandonare la musica per il cinema
al momento non è un obiettivo. "No, no. Anzi. Magari prima o poi
torno a Sanremo. Anche se un po' il confronto generazionale
comincia a spaventarmi. Io vado lì, vestito bene, a cantare, e
poi arriva qualcuno che punta tutto su altro che non sia la
musica. E boh...". Certo è che lui da tempo non si riconosce più
nel mondo discografico di oggi fatto di like, stream,
visualizzazioni, algoritmi. "Dovrebbero esistere classifiche
diverse per i ragazzini e per gli artisti più grandi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA