Nessuno ostacolo alle indagini. E
sulla presunta "trattativa" con emissari del Vaticano non ebbe
notizie dall'allora procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo,
titolare del fascicolo sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. L'ex
capo dei pm di Roma, Giuseppe Pignatone, torna a ribadire la sua
posizione in relazione alla vicenda giudiziaria sulla ragazza
scomparsa a Roma nel giugno del 1983. Parole che arrivano a
poche ore dalle polemiche sorte intorno all'istituzione di una
commissione Bicamerale di inchiesta sulla vicenda di
quarant'anni fa.
"Io non ho mai ostacolato in alcun modo nessuna attività di
indagine disposta dal dr. Capaldo o dalle altre colleghe -
afferma Pignatone -. Non ho mai avocato il procedimento relativo
alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Dopo il mio arrivo da
procuratore a Roma il dr. Capaldo ha continuato per oltre tre
anni a dirigere le indagini sulla scomparsa della Orlandi,
sentendo personalmente testimoni e indagati, disponendo
intercettazioni e attività di polizia giudiziaria e nominando
consulenti". Ricostruendo quanto avvenuto in quel periodo, l'ex
procuratore della Capitale afferma che Capaldo "ha anche
disposto e coordinato, intervenendo sul posto, le attività per
la rimozione della salma di Enrico De Pedis dalla tomba nella
Basilica di Sant'Apollinare e i successivi scavi nella cripta
che hanno portato al rinvenimento di alcuni scheletri e di
numerosissimi frammenti ossei non riconducibili però alla
Orlandi".
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