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Giancarlo Sepe, 'Bazin' tra cinema e nostalgia

Giancarlo Sepe, 'Bazin' tra cinema e nostalgia

Spettacolo purissimo e poetico che sarà poi a Napoli e Firenze

ROMA, 30 maggio 2022, 12:51

Redazione ANSA

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Uno spettacolo curatissimo, fatto di musica, canto, parole e corpi in movimento su un palcoscenico nudo, tranne sul fondo un riquadro bianco a richiamare uno schermo su cui non verrà proiettato però nulla, insomma teatro purissimo e poetico, senza concessioni a mode e effetti, e studiato come sempre, quello di Giancarlo Sepe, che con questo applauditissimo ''Bazin'' apre le celebrazioni per i 50 anni del suo teatro, La Comunità, dove si replica sino al 12 giugno, grazie alla coproduzione col Teatro Diana di Napoli e il Teatro della Toscana, che lo ospiteranno a inizio della prossima stagione. André Bazin è stato il creatore dei ''Cahiers du cinema'' e ha sostenuto giovani critici rendendoli poi registi, creando la nouvelle vague francese e morendo a nel 1958 a 40 anni, mentre il suo allievo prediletto, Truffaut, stava iniziando a girare ''I 400 colpi'' che lui non avrebbe mai visto. Cattolico e comunista, aveva una particolare fede nel cinema documentario, di testimonianza, ma da intellettuale poi si chiedeva sempre: ''Siamo sicuri che quel che vediamo sia la realtà?''. E' la domanda centrale dello spettacolo su questo personaggio dal carattere spigoloso e molto poco amato di cui viene messa in scena in modo visionario, aspro e poetico, la notte della sua morte, in cui si rivive, più che ripercorrere, il suo totale amore per il cinema. Gli interpreti, coinvolti da Sepe in un artaudiano teatro della crudeltà, ovvero del sogno, della visione assolutamente necessaria e determinata, controllata in ogni particolare per sfuggire al disordine del sogno spontaneo, sono tutti quindi doverosamente e meritatamente da citare: da Margherita Di Rauso che è la moglie di Bazin, a Giuseppe Arezzi il nazista, Marco Celli il pilota, Davide Gallarello Balala, Claudia Gambino Christine, Francesca Paolucchi Lisette, Federica Stefanelli Séverine, Guido Targelli Robert, con i curati costumi di Lucia Mariani.
   

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