"I sette anni più belli della mia
vita" sono, nelle sue stesse parole, quelli che Pier Paolo
Pasolini trascorse a Bologna, dove era nato, nel quartiere Santo
Stefano il 5 marzo di 100 anni fa. Gli anni della formazione,
del Liceo Galvani e dell'università, dei primi entusiasmi per la
cultura e la letteratura, delle esperienze sentimentali. Il
periodo bolognese, dal 1937 al 1943, è forse quello meno noto
del grande scrittore, 'il poeta friulano di Casarsa',
'l'intellettuale e regista a Roma'.
"Eppure quelli a Bologna sono anni fondamentali per l'autore
che poi diventò, tutto il Pasolini adulto è legato a quel
periodo", racconta all'ANSA il regista Emilio Marrese che al
legame tra la città e PPP ha dedicato un documentario, Il
Giovane Corsaro, presentato al Maxxi di Roma da Marresi in un
incontro moderato da Mario Sesti con il neo presidente di
Fondazione Cinema per Roma Gian Luca Farinelli, la presidente
della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri. Prossimamente in sala
e con un progetto dedicato alle scuole.
Con i materiali del Centro Studi Pasolini della Fondazione
Cineteca di Bologna diretto da Roberto Chiesi, del Centro Studi
Pasolini di Casarsa, dell'Archiginnasio di Bologna,
dell'Università di Bologna e di Cinemazero di Pordenone, il film
si avvale di una vasta documentazione e una iconografia in parte
inedita, come nello scatto sotto i portici di Bologna, datato
1941, in cui il giovane Pier Paolo è con i suoi amici Ermes
Parini e Mario Prelati alla festa delle matricole proprio prima
che si facessero leggere la mano da una zingara in strada che
allo scrittore predisse una morte violenta di belve tra i 50 e i
55 anni (l'idroscalo di Ostia fu il 2 novembre 1975). Su tutti i
materiali dell'Archivio storico Luce che si intrecciano al
racconto biografico.
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