La tensione continua e incalzante, generata dal flusso musicale magmatico di Giorgio Battistelli e una messa in scena potente pensata dal regista Robert Carsen hanno reso trionfale l'apertura di stagione 2021-2022 dell'Opera di Roma con la tragedia ''Julius Caesar''.
Il pubblico che il 20 novembre ha gremito il Teatro Costanzi per questa prima assoluta del lavoro commissionato espressamente al compositore romano su libretto in inglese di Ian Burton si è lasciato conquistare dalle strutture nervose e complesse di una musica contemporanea lontana anni luce dalla cantabilità dei titoli tradizionali del melodramma.
L' orchestra dell'Opera di Roma, guidata da Daniele Gatti,
al suo addio dopo tre anni da direttore musicale, e il coro
hanno offerto una prova notevole. In platea, anche il neo
sindaco di Roma Roberto Gualtieri, presidente della Fondazione
Teatro dell'Opera.
Ai grandi meriti di Battistelli, Leone d'Oro alla carriera,
che ha costruito una rete sonora avvolgente e solida con squarci
improvvisi enfatizzati dalle percussioni e dagli ottoni, si è
affiancato l'allestimento studiato dal regista canadese. Carsen
ha ambientato nella Roma di oggi la vicenda che ricalca il
capolavoro di Shakespeare. Il tempio della politica dell'Urbe
lascia il posto agli scranni di un Senato dei nostri giorni tra
i quali si muovono personaggi in giacca, cravatta e valigetta.
E' così che i moderni Cassio e Bruto, temendo la tirannide,
decidono il piano per eliminare Giulio Cesare, proprio quando il
popolo vuole che sia proclamato re.
Al termine il pubblico ha premiato tutti con lunghi applausi
e battito di piedi che hanno sovrastato qualche sparuto 'buu'
dai loggioni. Omaggio particolare per il compositore salito sul
palcoscenico con Carsen e Gatti. Molti apprezzamenti per il
cast, quasi tutto di madre lingua inglese: Clive Bayley (Julius
Caesar), Elliot Madore (Brutus), Julian Hubbard (Cassius),
Ruxandra Donose (Calpurnia, unico ruolo femminile), Dominic
Sedgwick (Antony), Michael Scott (Casca), Hugo Hymas (Lucius),
le scene di Radu Boruzescu, i costumi di Leon Carvalho, le luci
di Peter Van Praet e dello stesso Carsen.
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