"Non perdonerò mai mio padre. La
mamma voleva solo essere libera e felice. Non è stato fatto
abbastanza per aiutarla". Sono le parole di Miriam Saadi, 21
anni, figlia di Samia Bent Rejab Kedim, 46 anni, uccisa giovedì
a Udine dall'ex marito, Mohamed Naceur Saadi, 59 anni, poi morto
in un incidente stradale.
Parlando al Messaggero Veneto, Miriam racconta: "La mamma
aveva subito più volte violenze da lui", "era stata minacciata
di morte più volte. Era terrorizzata". L'uomo era sottoposto
agli arresti domiciliari a Monfalcone, con il braccialetto
elettronico, ma nei frangenti in cui poteva uscire ha raggiunto
Udine. "Non è possibile che sia successa una cosa simile - si
sfoga Miriam - ora siamo rimasti soli, io, mia sorella Sabrina e
mio fratello, ancora minorenne", che ha dato l'allarme. "Quando
è arrivato davanti alla porta di casa ha subito capito, dalle
urla e dai rumori, che stava succedendo qualcosa di grave. Ha
tentato di aprire la porta per aiutare la mamma ma non ci è
riuscito. Era disperato. Perché a mio padre sono stati concessi
due giorni liberi ogni settimana? Non dovevano lasciarlo uscire
e la mamma doveva essere tutelata. Chiediamo giustizia e
vogliamo anche capire che cosa non ha funzionato. Chi ha
sbagliato deve pagare".
L'uomo, tre giorni fa, si era presentato in tribunale a Udine
per la prima udienza della separazione giudiziale. Non accettava
l'idea di lasciare libera Samia. "La mamma - conclude Miriam -
lo aveva denunciato più volte ma poi, per paura e per il timore
di danneggiare la famiglia, aveva sempre ritirato le denunce.
Alla fine aveva trovato il coraggio e mio padre era finito in
carcere ma non è servito perché lo hanno fatto uscire. Una donna
che presenta così tante denunce, anche se poi le ritira, va
aiutata. Invece nessuno ha fatto nulla".
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