E' stato da poco pubblicato sulla
rivista internazionale Journal of Experimental & Clinical Cancer
Research lo studio condotto dalla Struttura di Immunopatologia e
Biomarcatori oncologici del Cro di Aviano (Pordenone) che ha
permesso di fare luce sul ruolo biologico della proteina Spry1
nel melanoma cutaneo BRAF-mutato.
Questa mutazione - che riguarda almeno il 50% dei melanomi -
fa sì che il gene Braf produca una proteina alterata, cioè
cronicamente attivata, che stimola la proliferazione delle
cellule tumorali. "Siamo riuscite a documentare per la prima
volta che Spry1 è localizzata a livello dei mitocondri -
spiegano Elisabetta Fratta e Barbara Montico, autrici dello
studio -. L'inibizione di Spry1 quindi altera l'omeostasi
mitocondriale, cioè la capacità della cellula di autoregolarsi e
mantenersi in equilibro, causando un aumento delle specie
reattive dell'ossigeno. Questo effetto, oltre a potenziare la
risposta alla terapia mirata, si associa a una diminuzione del
metabolismo del glucosio, fondamentale per il rapido sviluppo
del tumore, e a una sostanziale diminuzione dell'angiogenesi,
processo di formazione di nuovi vasi sanguigni che ha un ruolo
chiave per favorire la diffusione della neoplasia".
Lo studio è stato supportato dai fondi del 5x1000 Seed Grant
e dal ministero della Salute. Al lavoro hanno collaborato
l'Irccs Burlo Garofolo di Trieste, le Università di Salerno e di
Udine, il Cnr di Bologna, l'Azienda ospedaliera universitaria di
Siena e l'Ateneo di Oslo.
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