(di Francesco De Filippo)
TROTULA. LA PRIMA DONNA MEDICO
D'EUROPA - PIETRO GRECO (L'asino d'oro; 204 pag.; 15 euro)-
Benché nella medicina la preponderanza del genere maschile su
quello femminile sia enorme, tuttavia le poche esponenti hanno
avuto un ruolo determinante. E' il caso nell'antica Grecia della
prima donna medico, Agnodice, e di Aspasia, Metrodora, Agamede;
in Egitto di Peseshet (nata nel 2500 a.C.), nel mondo islamico
di Rufaida al-Aslmia (VII secolo). In Italia si ricordano
Dorotea Bucca (XIV secolo), Laura Bassi (nel 1732 fu la prima
donna a salire in cattedra, a Bologna). Da qualche tempo,
favorita da alcuni romanzi e saggi pubblicati, è emersa dal
passato anche la figura di Trotula, la grande medichessa della
Schola salernitanae, la prima donna medico e scienziata
d'Europa, la prima ginecologa dell'Europa occidentale.
Una figura, probabilmente della famiglia nobile de' Ruggiero,
che lo scomparso Pietro Greco, il primo giornalista scientifico
italiano, descrive meticolosamente. Un elemento questo sul
quale, insieme con la data di nascita, non concorda Monica
H.Green, studiosa americana, forse la maggiore conoscitrice di
Trotula.
Secondo Greco, Trotula (o Trota o Trottola) nacque intorno al
1030 a Salerno, dove morì nel 1097 e dove divenne una
protagonista della scuola medica locale, la più importante
d'Europa all'epoca, una sanatrix, dotata di grande cultura
teorica e clinica, pari se non superiore a molti 'magistri'
(maestri maschi) della Scuola. Nell'humus stimolante di Salerno,
la 'hippocratica civitas', fondata sulla sapienza dei
benedettini dell'VIII secolo, influenzata dalle conoscenze
arabe, bizantine, ebree, longobarde, normanne e latine, Trotula
inventò la 'medicina delle donne'. Fu una teorica della
prevenzione, da acquisire prima di tutto attraverso l'igiene, e
si interessò anche della bellezza delle pazienti, di cosmetica.
Straordinariamente moderna, in anticipo sui tempi, sostenne che
la salute non è solo assenza da malattie ma benessere fisico e
psichico; il sesso è importante, per i maschi come per le donne.
Rivoluzionaria, Trotula considerò l'infertilità una patologia -
e non una colpa originata dal peccato e dalla inferiorità della
femmina - delle donne e dei maschi. La medichessa, ricorda
Greco, sposò Giovanni Plateario (il vecchio), 'magister' della
Scuola medica, ed ebbe come maestro l'arcivescovo Alfano.
Greco ricorda (rivela?) anche un altro aspetto della cultura
medica europea: come accadde per una parte importante della
filosofia greca, anche la medicina giunse in Europa attraverso
gli autori arabi. I testi di Trotula risentono dell'impatto
dell'antica medicina greca, quanto della nuova medicina araba
che penetrò in Occidente dalla fine dell'XI secolo, anche grazie
a Costantino l'Africano. Così i testi della medichessa rivelano
l'influenza dei testi scritti già nel IX secolo dal medico
persiano Rhazes, oltre che di Claudio Galeno di Pergamo. Per la
storica e filologa francese Danielle Jacquart - riporta Greco -
la tappa decisiva per la medicina occidentale, l'adesione al
pensiero di Galeno, avviene a Salerno, grazie proprio a
Costantino. Questi fece tradurre una ventina di testi medici
arabi in latino poiché nell'XI secolo già da tanto tempo Baghdad
era capitale mondiale della scienza. Qui furono tradotti molti
testi dal greco in arabo e molti furono anche i contatti con
India e Cina.
La scienza insomma arriva in Europa attraverso l'Islam: solo
nel 1120 (30 anni dopo la morte di Trotula) in Europa si
leggeranno "Elementi" di Euclide, tradotto dall'arabo in latino
dal monaco benedettino inglese Abelardo di Bath. Costantino fece
tradurre in latino anche Hunayn ibn Ishaq. Arriva a Salerno
anche l'opera di Ibn Sina, noto come Avicenna, medico e filosofo
islamico morto nel 1037. E' ad Avicenna che si rifà Trotula nel
sostenere la parità di genere nella sfera sessuale.
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