"Non mi lego molto agli anniversari,
però se se ne parla è importante". Alberta Basaglia, figlia del
grande psichiatra Franco, ricorda di aver "vissuto tutta la
storia", con un termine di particolare intensità: "Vi ho
partecipato". E il ricordo del padre è "non di un sognatore, ma
di un uomo realista, che ha cambiato la storia". Dapprima
Gorizia, ma era troppo piccola e i ricordi si fermano a una
città a misura di bambino. Poi la Trieste della rivoluzione
basagliana, vissuta "più per scelta che per obbligo". Come
dimenticare quando, 18enne, sedette sotto il grande Marco
Cavallo, l'equino di legno color azzurro e con le ruote, che
segnò l'apertura del manicomio. "Si chiama così perché
nell'ospedale c'era davvero un cavallo e i matti lo chiamavano
Marco". Una presenza ingombrante quella del padre Franco? "Non
so, certo, ho studiato Psicologia e alla seduta di laurea volli
che non venisse. Ti immagini cosa significava mentre discutevo
sapere che a pochi metri c'era Franco Basaglia che attendeva sua
figlia?".
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