Al via il confronto in Ue sui piani nazionali di ripristino della natura che gli Stati membri Ue devono mettere a punto nel quadro della prima legge sul ripristino della natura, entrata in vigore lo scorso agosto. La Commissione europea ha aperto questa settimana una consultazione pubblica per stabilire un ‘formato uniforme’ a Ventisette per realizzare i documenti nazionali, in quello che definisce "un primo approccio pionieristico" di strumenti di pianificazione digitale utilizzati per limitare gli oneri amministrativi e riutilizzare le informazioni esistenti.
È concepito come uno "strumento dinamico e trasparente", che garantisce la certezza del diritto riducendo significativamente il carico di lavoro amministrativo per gli Stati membri. A detta della Commissione europea, stabilire un "formato uniforme ma flessibile offrirà a tutti gli attori interessati", comprese le autorità pubbliche a livello nazionale, regionale e locale, nonché alle parti interessate (tra cui cittadini, agricoltori e altre aziende), l'opportunità di essere informati e di partecipare alle misure di ripristino pianificate, ove opportuno e come previsto dal regolamento.
I piani devono essere redatti entro due anni dall'entrata in vigore delle norme, quindi entro la metà del 2026: le capitali dovranno indicare tempi e modi di come intendono raggiungere gli obiettivi. Saranno inoltre tenuti a monitorare e riferire sui loro progressi. La proposta di regolamento è uno dei pilastri chiave della strategia dell'Ue per la biodiversità e serve ad allineare l'Unione europea agli impegni internazionali assunti con l'accordo di Kunming-Montreal sulla biodiversità. E' innovativa perché per la prima volta non disciplina solo la protezione delle aree naturali, ma punta a ripristinare quelle già degradate attraverso una tabella di marcia in tre tappe: il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Nel complesso, le norme impongono agli Stati membri di definire e attuare misure volte a ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell'Ue entro il 2030.
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