Il Cremlino ha invitato l'Occidente alla cerimonia d'insediamento di Vladimir Putin, che domani inaugurerà il suo quinto mandato da presidente.
Prassi protocollare, probabilmente. Sta di fatto che, partecipare o meno, diventa una scelta politica. E l'Europa, come spesso accade, rischia d'incartarsi, divisa com'è fra (legittime) scelte sovrane nazionali e opportunità geopolitiche, massimizzate dall'agire insieme. Parigi, a quanto pare, ci sarà. Con il proprio ambasciatore. Berlino, forse. L'Italia no. "Stiamo prendendo in considerazione tutti gli elementi ma l'alto rappresentante Josep Borrell è contrario ad accettare l'invito", ha commentato un portavoce della Commissione.
I tormenti dell'Europa su una questione apparentemente semplice rispecchiano plasticamente il diverso sentire dei 27 sul dossier russo. Si va dall'alleato Viktor Orban, che in questi giorni ospiterà a Budapest il presidente cinese Xi Jinping, ai nemici giurati del fronte polacco-baltico. Emmanuel Macron, che pure all'inizio del conflitto in Ucraina si era posto come un leader dialogante, sostenendo che la Russia non doveva essere "umiliata", ora ha cambiato la sua posizione, arrivando persino a ipotizzare l'invio di truppe sul suolo ucraino se il fronte dovesse cedere. E dunque, proprio per questo, è interessato a lanciare segnali distensivi, come la presenza del suo ambasciatore al Cremlino nel giorno in cui lo zar torna a incoronarsi.
Altri Paesi - come anticipato dall'ANSA - hanno immediatamente rifiutato l'invito. Usa, Gran Bretagna e Canada, lato G7; Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, lato Ue. Ma, appunto, si cercava un coordinamento blustellato, che si è protratto fino all'ultimo miglio -- a quanto si apprende il numero dei Paesi Ue che si è detto contrario ad accettare l'invito è chiaramente maggioritario. Il Partito Popolare Europeo, per mettere le cose in chiaro, ha dichiarato che "nessuno dei rappresentanti diplomatici dell'Ue e dei suoi Stati membri accreditati in Russia dovrebbe partecipare alla cerimonia d'insediamento".
Una posizione netta da parte della forza politica che, stando ai sondaggi, dovrebbe vincere le prossime elezioni europee (che Mosca sta tentando di condizionare in ogni modo, stando ai molteplici avvertimenti di vari governi e servizi d'intelligence). Ma a dimostrazione che esserci o meno si traduce in un messaggio politico, il premier armeno Nikol Pashinyan ha annunciato che diserterà la cerimonia, rimarcando così la crisi nelle relazioni con Mosca e il progressivo avvicinamento a Ue e Usa. L'Unione Europea, va ricordato, ha dato sinora grandissima prova di unità schierandosi dalla parte di Kiev, aprendo persino le porte ad un ingresso 'rapido' nel club (sempre per gli standard europei).
L'Unione Europea, va ricordato, ha dato sinora grandissima prova di unità schierandosi dalla parte di Kiev, aprendo persino le porte ad un ingresso 'rapido' nel club (sempre per gli standard europei). I 27 ora stanno dibattendo il 14esimo pacchetto sanzioni (nel mirino il gas naturale liquefatto proveniente dalla Russia) e dovrebbero presto approvare l'uso dei profitti degli asset russi congelati per finanziare gli aiuti militari all'Ucraina. Nel corso dell'EU-Ukraine Defence Industries Forum, organizzato a Bruxelles in una prima del suo genere, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha esortato l'Europa a passare ad "un'economia di guerra" perché, "piaccia o meno", "siamo già in una corsa agli armamenti" con Mosca. Ma l'Ue, che è nata per preservare la pace, fatica ad usare il linguaggio della forza.
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